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Peréz Llorca, José Pedro

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P.L. (Cadice 1940), proveniente da una famiglia che egli stesso definisce “europeista”, frequentò la facoltà di giurisprudenza presso l’Università Complutense. Qui ebbe i suoi primi contatti con la politica come giovane membro dell’Asociación española de recuperación europea (AERE), di orientamento democristiano e liberale, collaborando con alcuni gruppi di sinistra guidati da Enrique Tierno Galván. Diverse borse di studio permisero a P.L. di ampliare la sua formazione nelle università europee di Friburgo, Monaco e Londra, e di perfezionare la conoscenza delle lingue.

Nel 1964 intraprese la carriera diplomatica, ma si allontanò temporaneamente dall’attività politica per esercitare la professione privata come avvocato. Un ritorno agli interessi politici si ebbe nel 1969, quando divenne segretario generale del Club de estudios jovellanos, un’organizzazione cui aderì una parte significativa della classe politica che avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella transizione alla democrazia della Spagna.

Dopo la morte di Franco, una parte dell’opposizione più moderata al vecchio regime si propose la costituzione di un partito politico autonomo del governo per affrontare le prime elezioni democratiche, il nucleo originario del Partito popolare. Nel giungo del 1976 P.L. partecipò alla creazione di questa nuova formazione politica e alla costituzione del suo primo segretariato, di struttura collegiata, di cui facevano parte Oscar Alzaga, appartenente alla Sinistra democratica cristiana, il liberale Manuel Fraile, Juan Antonio Ortega, Tácito e lo stesso P.L. che senza essere affiliato a nessun partito si definiva socialdemocratico.

La presentazione ufficiale del Partito popolare ebbe luogo nel novembre dello stesso anno. Vi partecipò un centinaio di personalità illustri, tra cui altri grandi europeisti come José Maria de Areilza, una delle figure più eminenti del nuovo partito. Altri membri furono Pio Cabanillas, José Luis Alvarez, Miguel Herrero de Miñón e José Luis Ruiz Navarro.

Il Partito popolare aspirava a integrare in un programma comune democristiani, liberali, socialdemocratici ed indipendentisti che non si sentivano rappresentati né dai sostenitori del vecchio regime né dai partiti di sinistra. Della nuova formazione facevano parte politici che avevano fatto parte del regime di Franco – una composizione simile a quella che avrebbe avuto, in un futuro non troppo lontano, l’Unione di centro democratico (Unión de centro democrático, UCD).

Il Partito popolare fu istituito ufficialmente a Madrid il 5 e 6 febbraio 1977. P.L. fu incaricato del Coordinamento all’interno di un segretariato confederato di cui facevano parte anche José Luis Alvarez e José Antonio Ortega. La presidenza fu assunta da Pio Cabanillas, vicepresidenti furono nominati Emilio Attard e José Maria de Areilza.

Il Partito popolare finì per integrarsi col partito fondato dal presidente dell’esecutivo spagnolo: l’UCD. P.L. fece parte del comitato esecutivo della nuova formazione fino alla scomparsa del partito di centro.

Nella prime elezioni democratiche tenute in Spagna dopo la morte di Franco, nel giugno del 1977, P.L. fece parte delle liste dell’UCD per Madrid. Per questa circoscrizione si presentarono i principali politici della nuova coalizione di partiti, tra cui Adolfo Suárez, Leopoldo Calvo Sotelo, Ignacio Camuñas, Joaquín Garrigues, Francisco Fernández Ordoñez e Iñigo Cavero.

L’Unione di centro democratico vinse le elezioni e P.L. fu eletto deputato. In questa prima legislatura, divenne presidente e portavoce del gruppo parlamentare di centro nel Congresso dei deputati.

P.L. fu uno dei sette membri della Conferenza parlamentare che elaborò il progetto di costituzione spagnola. Durante la preparazione del testo costituzionale uno degli obiettivi sempre presenti fu la futura integrazione spagnola in Europa, e una delle principali preoccupazioni di tutti i partecipanti fu quindi quella di prevenire qualsiasi impedimento giuridico che potesse impedire tale integrazione. Il progetto costituzionale fu definitivamente approvato il 31 ottobre 1978, e il 6 dicembre dello stesso anno fu approvato con un referendum dal popolo spagnolo.

Due mesi prima, nell’ottobre 1978, si era celebrato il I Congresso dell’UCD. P.L. entrò a far parte della presidenza, come membro del Comitato esecutivo. Eletto nuovamente deputato nelle elezioni del 1979, che videro la vittoria dell’UCD, P.L. entrò a far parte del governo di Adolfo Suárez, come ministro della Presidenza. In questo ruolo accelerò i negoziati per gli statuti autonomi basco e catalano, cosa che creò un certo attrito con Antonio Fontán, responsabile dell’amministrazione territoriale.

Nel gennaio 1980 P.L. fu incaricato del ministero delle Relazioni con il Parlamento, e in questo ruolo cercò di accelerare l’approvazione dei progetti di legge sospesi e di dare un nuovo impulso alla questione autonomistica. Nel settembre dello stesso anno assunse il ministero degli Esteri, incarico che mantenne fino al dicembre del 1982, anno in cui Partito socialista operaio spagnolo (Partido socialista obriero español, PSOE) assunse l’esecutivo dopo la vittoria alle elezioni generali dell’ottobre del 1982.

Gli anni in cui assunse il ministero degli Esteri furono probabilmente uno dei momenti più importanti nella carriera politica di P.L. Oltre a partecipare a varie delegazioni spagnole all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, egli svolse infatti un ruolo molto importante nella politica estera della giovane democrazia spagnola. Sostituendo Marcelino Oreja a capo della diplomazia spagnola durante la presidenza di Adolfo Suárez, P.L. fece parte, come titolare dello stesso ministero, del governo del secondo presidente democratico, Leopoldo Calvo Sotelo. Questo periodo può essere considerato come il momento della transizione spagnola nella politica estera.

Il 29 gennaio 1981, Adolfo Suárez annunciava al paese la sua decisione di rinunciare alla presidenza del governo e alla presidenza dell’UCD. Nel II Congresso dell’UCD P.L. come rappresentate della fazione ufficiale del partito fu eletto presidente, in opposizione ad Emilio Attard che rappresentava l’opposizione interna, ed entrò anche a far parte del Comitato esecutivo. Alla presidenza del governo fu confermata invece la candidatura di Calvo Sotelo, che assunse la carica il 25 febbraio 1981, dopo il fallito colpo di Stato del generale Antonio Tejero. P.L. fu riconfermato al ministero degli Esteri.

In questa carica, P.L. diede grande impulso ai negoziati che portarono all’ingresso della Spagna nella Comunità economica europea (CEE), unificando il ministero degli Esteri e il ministero per i rapporti con la Comunità europea in una Segreteria di Stato affidata a Raimundo Bassols.

Un cambiamento di rotta nella politica estera spagnola fu segnato dal deciso appoggio all’ingresso della Spagna nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). Se durante il governo di Adolfo Suárez P.L. non riteneva l’Adesione alla NATO un obiettivo prioritario, ora la considerava di vitale importanza per favorire l’integrazione dei militari nel regime democratico, per compensare le diseguaglianze del rapporto bilaterale Spagna-Stati Uniti e per inserire la Spagna in un’organizzazione di cui facevano parte i più importanti paesi europei. Il nuovo governo, inoltre, intendeva trarre vantaggio delle condizioni geostrategiche e geopolitiche della Spagna, utilizzandole come base per la integrazione del paese nella CEE (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). I negoziati per l’ingresso nella NATO, inoltre, secondo P.L. avrebbero contribuito a risolvere altri contenziosi internazionali che la Spagna aveva in sospeso, ad esempio la questione di Gibilterra. L’adesione della Spagna alla NATO si realizzò in tempi brevi, senza che ne venissero specificate le modalità, il 30 maggio 1982.

Nello stesso tempo, P.L. diede un netto impulso ai negoziati per l’ingresso della Spagna in Europa, affrontando due importanti problemi: la questione agraria da un lato, e l’introduzione dell’IVA prevista dopo l’adesione. Infine, nel novembre del 1981, nella riunione dei capi di Stato e di governo europei tenuta a Londra venne firmato il compromesso politico che avrebbe consentito l’ingresso della Spagna nella Comunità europea. Prima dell’ottobre del 1982 si concludevano i primi sei capitoli del Trattato di adesione, altri sette erano in una fase avanzata di negoziazione.

Oltre all’impegno per l’ingresso della Spagna nella NATO e nella Comunità europea, come ministro degli Esteri P.L. diede un contributo importante alla politica estera spagnola dei primi anni della transizione in relazione al contenzioso di Gibilterra, all’Accordo bilaterale con gli Stati Uniti, ratificato nel 1982, e alla politica estera spagnola con l’America Latina e con il Maghreb.

Per quanto riguarda, in particolare, la costruzione dell’Europa comunitaria, P.L. ha sempre difeso a oltranza la rivalutazione del ruolo del Parlamento europeo e ha sottolineato la necessità di costruire una coscienza civile e di un’opinione pubblica europee, attraverso la creazione di un periodico e di un servizio di informazione europei (v. anche Centri d’informazione europea).

Nel dicembre del 1982 P.L. ha abbandonato la vita politica per dedicarsi alla professione legale e all’attività accademica.

Angel Herrerin Lopez (2009)