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Pinheiro, João de Deus

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P. (Lisbona 1945) prima di dedicarsi alla politica intraprese la carriera accademica nel campo della ingegneria chimica industriale. Laureatosi presso il prestigioso Istituto tecnico superiore di Lisbona fra il 1965 e il 1970 seguì corsi di specializzazione all’Università di Birmingham, conseguendo il dottorato nel 1976. Iniziò la carriera accademica presso il Dipartimento di Ingegneria chimica dell’Università di Lourenço Marques nell’ex colonia portoghese del Mozambico. Dopo la “rivoluzione dei garofani”, ottenendo la cattedra di scienze ingegneristiche nell’Università del Minho, di cui divenne in seguito rettore. La carriera politica di P. ebbe inizio con la carica di segretario di Stato per l’Istruzione e per l’Amministrazione Scolastica nell’VIII governo costituzionale sotto il primo ministro Francisco Pinto Balsemão fra il 1981 e il 1982. In seguito, divenne ministro dell’Istruzione nell’ultimo periodo del terzo governo Soares (v. Soares, Mario) a partire dal febbraio 1985. Nelle elezioni legislative del 10 ottobre 1985, fu eletto al Parlamento, diventando poi ministro dell’Istruzione e della Cultura del primo governo Cavaco Silva (v. Cavaco Silva, Anibal).

Dopo le elezioni legislative del 17 luglio 1987, il governo di Cavaco Silva ottenne la maggioranza assoluta e P. divenne ministro degli Esteri. In questa veste, contribuì a dare coerenza e coesione alla politica estera portoghese, di cui l’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) costituiva ovviamente uno dei temi centrali. Sotto la guida di P., il ministero degli Affari esteri fu in grado di consolidare il controllo sulle strutture di coordinamento della politica portoghese. Inoltre, la Direzione generale degli affari europei (DGAE) e la sua struttura più importante, il Segretariato per gli Affari europei, furono rafforzati attraverso un ambizioso programma di sviluppo del personale e il miglioramento delle infrastrutture. Un altro ambito nel quale la politica estera portoghese sotto P. fu estremamente attiva fu quello del ripristino di buone relazioni con le ex colonie africane. In questo P. fu assistito dal giovane segretario di Stato, José Manuel Durão Barroso.

Dopo la rielezione con una maggioranza assoluta del governo Cavaco Silva nel 1991, P. continuò la sua carriera politica come ministro degli Esteri. Come parte della troika della presidenza, insieme a Jacques Poos (Lussemburgo) e Hans van den Broek (Paesi Bassi), fu uno dei mediatori dell’accordo Brioni con Iugoslavia, Slovenia e Croazia, che consentì di prevenire la guerra. Il momento più importante della sua attività come ministro degli Esteri coincise con la prima presidenza portoghese della Comunità europea (v. Presidenza dell’Unione europea) nella prima metà del 1992. Durante la presidenza, la Comunità europea (v. anche Comunità economica europea) si trovò ad affrontare una situazione molto difficile, dovendosi occupare degli ultimi preparativi per l’introduzione del Mercato unico europeo (MUE) e del processo di ratifica del Trattato dell’Unione europea (TUE) concordato a Maastricht (v. Trattato di Maastricht) alla fine del 1991. Il programma della presidenza si concentrò principalmente su questioni legate alle prospettive finanziarie della Comunità europea per il periodo 1994-1999 – il cosiddetto “Pacchetto Delors II” (v. Delors, Jacques) – e alle transizioni verso la democrazia dei paesi dell’Europa centrale e orientale. Inoltre, il collasso dell’Unione Sovietica dopo il tentativo di colpo di Stato del 1991 fu un’ulteriore, importante questione che la presidenza portoghese si trovò ad affrontare. P. dovette anche fronteggiare il conflitto in Bosnia-Erzegovina, dove la presidenza tentò la mediazione fra le parti, nonché il “no” al Trattato sull’Unione europea nel referendum danese il 3 giugno 1992. In questo periodo di crisi, P. mise in evidenza grandi capacità di leadership mostrando che, nonostante il referendum danese, il processo di ratifica sarebbe continuato. La posizione di P. fu fortemente sostenuta da Jacques Delors e dal primo ministro Anibal Cavaco Silva.

Il referendum danese ebbe un impatto anche in seno al paese. Politici di primo piano, incluso il presidente Mario Soares, erano a favore di un referendum in Portogallo. Ciò nonostante, P. respinse questi appelli facendo presente che il TUE era troppo complesso per essere messo al voto. Il Portogallo doveva, inoltre, rappresentare l’Unione europea (UE) alla conferenza sull’ambiente delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel giugno del 1992. Nonostante le crisi internazionali ed europee che emersero durante la presidenza, fu merito della leadership di P. se molte delle questioni furono affrontate con successo.

Dopo aver concluso la presidenza con ottimi risultati, il primo ministro Cavaco Silva indicò P. come membro della Commissione Delors. P. divenne quindi commissario per l’Informazione, la comunicazione, la cultura e gli audiovisivi. Grazie al suo impulso, la Commissione europea portò avanti il progetto per una televisione senza frontiere. Nel 1994 la Commissione europea pubblicò il Libro verde (v. Libri verdi) Opzioni strategiche per il rafforzamento dell’industria dei programmi nel contesto della politica audiovisiva dell’Unione europea, mirante a una maggior competitività internazionale dei prodotti audiovisivi europei. Nel 1992 il programma MEDIA fu varato per sostenere l’industria audiovisiva europea. In tal senso P. ha avuto un ruolo fondamentale nel dare una nuova dimensione qualitativa alle politiche culturali e audiovisive. Inoltre, l’informazione e la comunicazione divennero aspetti importanti del suo mandato. L’obiettivo principale era di diffondere l’informazione sull’UE fra gli Stati membri, in risposta alle difficoltà incontrate in Danimarca nel fare approvare il TUE.

Fra il 1995 e il 1999, P. divenne Commissario per le relazioni esterne nella Commissione Santer (v. Santer, Jacques). In questa veste, fu incaricato di introdurre una importante riforma nel partenariato con gli Stati dell’Africa sub sahariana, Caraibi e Pacifico (ACP). Il dipartimento di P. pubblicò una relazione preliminare il 20 novembre 1996, che faceva il bilancio delle relazioni e dei principali aspetti della riforma. Le. Convenzioni di Lomé furono riformate per includere aspetti riguardanti la democratizzazione e i Diritti dell’uomo. Inoltre, gli aiuti furono legati alla stabilità macroeconomica e al buon governo. Nel 1999 la Commissione europea dovette collettivamente rassegnare le dimissioni in seguito al rapporto negativo del Comitato dei Saggi commissionato dal Parlamento europeo, in cui si evidenziavano casi di corruzione politica e di nepotismo. Il rapporto rendeva note accuse di atti illeciti, nepotismo e corruzione a carico di P., Édith Cresson e Manuel Marin. L’imputazione principale era che P. avesse offerto un impiego a suo cognato all’interno del proprio ufficio senza l’opportuna procedura concorsuale.

Dopo otto anni a Bruxelles, P. tornò a dedicarsi alla carriera accademica all’Università del Minho, seguendo al tempo stesso gli sviluppi all’interno del partito socialdemocratico.

La vittoria di Manuel Durão Barroso alle elezioni legislative del marzo 2002 e il conseguente governo di coalizione con il Centro democratico e social-Partido popular (CDS-PP) portò a un parziale ritorno alla politica di P., che fu responsabile di una commissione per la riforma della pubblica amministrazione istituita nel 2002 al fine di ridurre la spesa. La ragione principale era che nel 2001 il deficit di bilancio del Portogallo era salito al 3% del PIL e urgevano misure di austerità.

Un pieno ritorno alla politica di P. si ebbe nel 2004, quando il Primo ministro Barroso lo nominò capolista per le Elezioni dirette del Parlamento europeo. P. fu il leader di una lista di coalizione di governo, che includeva il PSD e il CDS-PP, chiamato Força Portugal che si ispirava alle strategie politiche di Forza Italia, il partito del magnate italiano Silvio Berlusconi. La lista di P. subì una dura sconfitta rispetto ai risultati del 1999, ma egli fu eletto al Parlamento europeo e confluì nel gruppo del Partito popolare europeo (PPE).

José M. Magone (2009)