Renner, Karl
R. nacque il 14 dicembre 1870 a Untertannowitz (Dolnì Dunajovice) da una famiglia di modesti contadini. Dopo aver frequentato il ginnasio a Nikolsburg, andò a studiare legge a Vienna dove, per mantenersi e aiutare economicamente la famiglia, si impiegò come precettore privato. Sin dai tempi dell’università, R. mostrò uno spiccato interesse per le questioni politiche e sociali e l’influenza del marxismo, da lui inteso nell’accezione lassalliana di attivismo operaio più che nella rigidità dottrinaria del filosofo tedesco, lo avvicinò al socialismo. Furono anni importanti, durante i quali il giovane R. strinse legami di amicizia con Max Adler e Rudolf Hilferding, i fondatori di quell’austromarxismo di cui anche R. sarebbe diventato esponente di spicco.
Impiegato come bibliotecario del Parlamento dal 1895 al 1907, R. visse un periodo caratterizzato da una crescita sia politica che intellettuale. Si distinse come pubblicista intervenendo, oltre che sui problemi della classe operaia, anche nell’annoso dibattito sulla riforma delle istituzioni imperiali, pubblicando alcuni scritti che sarebbero diventati famosi, tra cui Staat und Nation. Zur österreichischen Nationalitätenfrage (1899), Der Kampf der österreichischen Nationen um den Staat (1902). Eletto nel 1907 deputato al parlamento austriaco nelle file del partito socialdemocratico, prese parte al dibattito sulla questione delle nazionalità, palesando autonomia di giudizio e moderazione: mentre infatti la corrente di sinistra del partito socialdemocratico si orientava verso soluzioni di netta rottura con la tradizione istituzionale della duplice monarchia, R. si faceva interprete di un progetto di riforma istituzionale che permettesse l’affermazione dei diritti delle nazionalità nel rispetto della struttura esistente. Già in questo periodo, il riformismo moderato si palesava come l’elemento caratterizzante del pensiero e dell’atteggiamento di R., il quale andava guadagnandosi quella fama di politico equo e pragmatico che avrebbe indotto molti a vedere in lui l’uomo adatto per guidare il paese nei momenti più difficili.
Alla fine della Prima guerra mondiale R. assunse un ruolo di primo piano nella politica austriaca. In seguito alla caduta della monarchia, il 30 ottobre 1918, l’assemblea parlamentare provvisoria lo nominava cancelliere, ponendolo alla guida di un governo che dovette fronteggiare una situazione particolarmente difficile: sul versante interno, ai problemi connessi al crollo dell’impero e alla sconfitta bellica si aggiungevano le agitazioni contro il governo centrale, dilaganti dal Tirolo al Vorarlberg. Anche sul versante internazionale R. dovette affrontare sfide impegnative, dalla difesa degli interessi nazionali alla conferenza della pace alla impostazione della nuova politica estera della repubblica austriaca.
Nell’autunno del 1920 la crisi dell’esecutivo di coalizione da lui guidato e il successivo passaggio dei socialdemocratici all’opposizione fecero sì che la sua centralità politica iniziasse a venire meno. Anche all’interno del partito socialdemocratico, dove le correnti radicali erano divenute predominanti, R. fu oggetto di una progressiva marginalizzazione. Conservò comunque una posizione di prestigio nella politica austriaca, presiedendo, tra l’altro, il Consiglio nazionale austriaco dall’aprile del 1931 al marzo del 1933. Non fu però in grado di sottrarsi all’ondata di violenza e repressione che colpiva la giovane repubblica: sebbene non coinvolto nei sanguinosi scontri del febbraio 1934, che avevano avuto luogo tra forze governative e nazionali da un lato e estremisti comunisti e nazisti dall’altro, R. fu arrestato e imprigionato per alcuni mesi. Abbandonati i pubblici uffici, fu spettatore della fine dell’Austria indipendente e della sua incorporazione nella Germania hitleriana. Ritiratosi a vita privata nella cittadina di Gloggnitz, vi trascorse, dedicandosi agli studi, gli anni fino al 1945.
Con la liberazione del paese nell’aprile del 1945 si apriva l’ultima fase della vita politica dello statista austriaco. Grazie al sostegno delle autorità sovietiche di occupazione prendeva contatto con gli esponenti dei partiti democratici e si adoperava per la costituzione di un governo provvisorio, alla cui guida fu posto il 29 aprile 1945. Avrebbe mantenuto tale incarico fino al novembre dello stesso anno, al subentrare dell’esecutivo nominato a seguito delle consultazioni elettorali. Il 20 dicembre del 1945 l’Assemblea nazionale lo elesse Presidente della Repubblica, carica che avrebbe conservato fino alla morte, avvenuta a Vienna il 31 dicembre 1950.
Il contributo politico e umano dato da R. risiede probabilmente, più che nella sua impostazione dottrinaria, nella capacità concreta di coagulare, nei momenti difficili dell’Austria, le forze politiche e sociali vitali e di indirizzarle verso l’obiettivo del risollevamento del paese. Nel primo come nel secondo dopoguerra fu capace di riunire sotto la sua guida le forze democratiche e progressiste dell’Austria per affrontare i problemi della nazione e favorirne la ripresa sia sul fronte interno che su quello internazionale. Nonostante l’impossibilità di collegare direttamente R., un figlio della duplice monarchia divenuto grande statista di un’Austria in cui i fasti imperiali erano solo un ricordo, alla storia del processo di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), non bisogna sottovalutare l’importanza del suo contributo ideale e materiale. Sincero fautore della cooperazione internazionale, si è sempre battuto per il dialogo tra le nazioni, portando avanti quel messaggio di democrazia, di libertà e di equità, che ancora oggi ispira il processo di integrazione europea.
Federico Niglia (2010)