Il concetto di reti transeuropee (TEN) comincia a emergere negli anni Ottanta come strumento complementare e funzionale al raggiungimento del Mercato unico europeo, e viene per la prima volta formalizzato dalla Commissione europea in due Comunicazioni al Consiglio dei ministri e al Parlamento europeo, nel 1989 e nel 1990, che non sfoceranno in alcuna risoluzione, ma le cui idee principali saranno poi inserite nel Trattato di Maastricht al nuovo titolo XII (ora XV), articoli 129 B,C e D (ora 154, 155 e 156), appositamente dedicato alle TEN. Tali disposizioni saranno riprodotte agli articoli III-246 e III-247 del progetto costituzionale (v. Costituzione europea).
L’articolo 154 del Trattato (v. anche Trattati) attribuiva alla Comunità economica europea il compito di contribuire, nel rispetto del Principio di sussidiarietà, alla costituzione e sviluppo di reti transeuropee nei tre settori delle infrastrutture dei trasporti (TEN-T), dell’energia (TEN-E) e delle telecomunicazioni (e-TEN). Le TEN avevano un duplice compito: migliorare il funzionamento del mercato interno, favorendo in particolare l’interconnessione e l’interoperabilità, e rafforzare la coesione economica e sociale, facilitando l’accesso e collegando alle regioni centrali della Comunità quelle insulari, periferiche e prive di sbocchi al mare, cosicché tutti potessero beneficiare dai vantaggi derivanti dalla creazione di uno spazio unico senza frontiere interne. L’articolo 155, che definiva i mezzi d’azione, prevedeva che la Comunità stabilisse degli orientamenti o linee guida, per ciascuno dei tre settori, ove venivano individuati gli obiettivi, le priorità e i progetti di interesse comune; inoltre la Comunità intraprendeva le azioni necessarie per favorire l’interoperabilità, in particolare tramite l’Armonizzazione delle norme tecniche; infine essa poteva appoggiare finanziariamente i progetti di interesse comune sostenuti dagli Stati membri. Tutte queste misure sarebbero state adottate in Codecisione e previa consultazione del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni (articolo 156). La Comunità avrebbe potuto prendere ogni iniziativa utile per favorire il coordinamento tra Stati membri, nonché per promuovere la cooperazione con paesi terzi.
Il Trattato poneva dunque le basi per l’attuazione di un piano di sviluppo delle TEN, ma sarà solo con il Consiglio europeo di Copenaghen del 1993 e con il Libro bianco (v. Libri bianchi) della Commissione Crescita, competitività e occupazione dello stesso anno che si darà vero impulso politico all’iniziativa. Nel settore dei trasporti nel 1996 Consiglio e Parlamento adottavano con la Decisione 1692/96/CE i primi orientamenti per lo sviluppo delle TEN-T, indicando la pianificazione prevista per le reti ferroviarie, autostradali, portuali e aeroportuali, nonché i criteri per la selezione e il finanziamento dei progetti di comune interesse. Dopo alcuni aggiornamenti, in particolare in seguito alla pubblicazione nel 2001 del Libro bianco Una politica europea dei trasporti per il 2010 (v. anche Politica comune dei trasporti della CE), tali linee guida saranno complessivamente modificate nel 2004, per integrarvi le reti dei 10 nuovi Stati membri e rafforzare dunque le traiettorie sia verso il Mediterraneo sia verso l’Europa dell’Est. In particolare, verranno individuati 30 progetti prioritari, corrispondenti ad altrettanti corridoi multimodali europei, da avviare per il 2010 per un costo totale stimato intorno a 225 miliardi di euro. Inoltre sarà introdotto il concetto di “autostrada del mare” e sarà prevista la possibilità di nominare un coordinatore europeo per ciascun progetto portante.
Nel 1996 verranno adottati anche gli orientamenti comunitari nel settore delle infrastrutture energetiche, individuando i progetti d’interesse comune e aggiornandoli nel tempo fino ad arrivare agli attuali 12 progetti prioritari (7 nel campo elettrico e 5 in quello del gas). Essi hanno un carattere fortemente transnazionale, permettono di collegare le reti isolate e di raggiungere le regioni lontane, realizzano interconnessioni con paesi terzi e mirano ad aumentare, per quanto riguarda il gas, le capacità di assorbimento, di stoccaggio e di trasporto. Le reti TEN-E fanno parte integrante della Politica dell’energia, con lo scopo di accrescere la competitività dei due mercati e di aumentare la sicurezza dell’offerta, innalzando contemporaneamente il livello d’attenzione per l’ambiente.
Per quanto riguarda le reti transeuropee di telecomunicazioni, i primi orientamenti comunitari furono adottati nel 1997. L’obiettivo ultimo era quello di promuovere una «società dell’informazione per tutti», il più possibile inclusiva e coesiva, allargando l’accesso ai servizi elettronici in tutto il territorio dell’Unione europea e favorendo l’interconnessione delle reti. Tuttavia, mentre in un primo tempo ci si era limitati allo sviluppo dell’Integrated services digital network (ISDN), con il piano 2000-2006 si intendevano promuovere soprattutto le reti a banda larga e le applicazioni multimediali. E-TEN è uno strumento che si propone soprattutto di portare sul mercato i risultati della ricerca e dell’innovazione, aiutando i partner privati nella fase di lancio, per superare l’investimento iniziale o sostenere i costi dell’implementazione transnazionale dei progetti. Le proposte per ottenere i finanziamenti comunitari devono essere d’interesse generale e transeuropeo, essere preferibilmente presentate da consorzi transnazionali e risultare non finanziabili tramite fonti private. Attualmente il programma si suddivide in 5 capitoli principali: applicazioni e servizi per le pubbliche amministrazioni (eGovernment), servizi sanitari on line (eHealth), partecipazione dei cittadini (eInclusion), apprendimento on line (eLearning), fiducia nei confronti dei servizi elettronici (eTrust).
Nell’attuazione dei progetti TEN l’Unione europea promuove partenariati pubblico/privati, per consentire una migliore ripartizione dei rischi e degli oneri finanziari e per mettere in funzione un effetto di leverage degli investimenti, grazie al coinvolgimento del settore privato. Il regolamento 2236/95 del Consiglio ha posto le basi per assicurare contributi finanziari nel settore delle TEN, fissando le norme generali per la concessione di un cofinanziamento comunitario e stanziando 2,3 miliardi di ECU (v. Unità di conto europea) per il periodo 1995-1999, poi portati a 4,6 miliardi di euro per il periodo di programmazione 2000-2006 (regolamento 1655/99). In linea di massima la Commissione può cofinanziare fino al 50% del costo totale di studi sui progetti (inclusi studi preparatori, di fattibilità e di valutazione); fino al 10% del costo totale di investimento dei progetti (portato al 20% in seguito alla revisione del 2004) nella forma di contributo ai premi di garanzia, abbuoni di interesse sui prestiti, sovvenzioni dirette agli investimenti o un mix di queste forme. La decisione d’attribuzione del contributo tiene conto della maturità e solidità finanziaria del progetto, dell’impatto socio-economico e ambientale, dello stimolo sui finanziamenti pubblici e privati.
Agli stanziamenti sopra menzionati si aggiungono i finanziamenti specifici che si possono ottenere dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), dal Fondo di coesione, dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), che concede prestiti a tassi agevolati fino a coprire il 50% del costo del progetto, e dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI), che offre garanzia sui prestiti.
Per accelerare la realizzazione delle TEN, l’Unione europea lanciava nel 2003 un’Iniziativa europea per la crescita, che si proponeva di mobilizzare finanziamenti pubblici e privati nel settore delle reti, della conoscenza e della ricerca e innovazione. L’Iniziativa si componeva di tre assi principali: lancio del programma “Quick start”, con l’individuazione di 54 progetti prioritari (tra cui figurava anche il sistema di navigazione via satellite “Galileo”) per un totale di 62 miliardi di euro investiti entro il 2010; coordinamento degli strumenti finanziari comunitari e studio di nuove forme per accrescere l’investimento privato; misure d’incentivazione di natura regolamentare e amministrativa. L’andamento dell’Iniziativa sarà monitorato annualmente, dal 2005 in poi, nell’ambito del Consiglio europeo di primavera.
Elisabetta Holsztejn Tarczewski (2009)