Roussos, Stavros G.
R. (1913-1984), ex diplomatico greco studiò diritto internazionale all’Università di Parigi, dove nel 1940 concluse la sua tesi di laurea sullo status internazionale del Dodecanneso. Specialista dei problemi di politica estera della Grecia, iniziò la sua carriera diplomatica nel 1946. Nel 1950, dopo un breve incarico presso il consolato generale di New York, divenne sostituto rappresentante permanente della Grecia presso l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) fino al 1955. Continuò la sua carriera in Egitto, in un momento in cui il futuro dell’importante comunità greca del paese era a rischio a causa delle misure adottate da Nasser sulla nazionalizzazione dell’economia del paese. R. fu prima trasferito al consolato generale della Grecia ad Alessandria dove rimase fino al 1956 e successivamente al consolato del Cairo fino al 1959.
Nel 1961, dopo la firma della Grecia dell’Accordo di Associazione con la Comunità economica europea (CEE), R. divenne membro della delegazione permanente greca presso le Comunità europee e capo missione nel 1967. Nel 1972 ritornò in Grecia e assunse la direzione generale degli Affari economici e commerciali presso il ministero degli Affari esteri in un periodo in cui il paese era ancora sotto dittatura militare (1967-1974).
Nel 1974 fu nominato ambasciatore a Londra, dove rimase fino al 1979. Dopo la firma dell’accordo sull’adesione della Grecia alla CEE (nel maggio 1979), si sollevò la questione della sua nomina ancora una volta come delegato permanente a Bruxelles finché il paese non fosse diventato membro a pieno titolo della CEE nel 1981. Tuttavia, il governo di Konstantinos Karamanlis decise alla fine di ritirare la candidatura di R. a causa della forte reazione di tre membri della Commissione europea contrari alla sua nomina. Lorenzo Natali, Wilhelm Haferkamp e Claude Cheysson ritenevano infatti che R. avesse appoggiato il regime dei colonnelli e rifiutarono di dare il loro assenso, evento mai accaduto prima. Nonostante l’atteggiamento cauto del Presidente della Commissione europea, Roy Jenkins, che riteneva spettasse al governo greco decidere chi sarebbe stato il suo rappresentante, i tre commissari riuscirono a bloccare la nomina di R. come capo della delegazione permanente della Grecia. Le accuse contro di lui furono respinte da parte greca, anche se venne comunque ritirata la sua candidatura. Alla fine, R. assunse l’incarico di segretario generale ad interim al ministero degli Affari esteri (1979-1980) e poi quello di segretario generale (1981) fino al cambio di potere a favore dei socialisti nell’ottobre 1981.
Le prove a disposizione non consentono di tirare alcuna netta conclusione sulle relazioni di R. con il regime militare negli anni 1967-1974. Tuttavia occorre notare che all’epoca questo tipo di atteggiamento non era un’eccezione per i diplomatici e funzionari pubblici greci e che solo alcuni ne pagarono il prezzo al ripristino della democrazia nel 1974. A dispetto delle sue idee politiche, nella sua direzione della delegazione permanente greca e della direzione generale degli Affari economici al ministero degli Affari esteri R. ebbe almeno il merito di garantire un certo grado di continuità nelle relazioni congelate tra Grecia e CEE negli anni 1967-1974.
Sofia Papastamkou (2012)