Ruggiero, Renato
R. (Napoli 1930) consegue la laurea in giurisprudenza nel 1953 all’Università partenopea entrando ben presto nella carriera diplomatica. Dopo i primi incarichi al consolato italiano a San Paolo in Brasile e alle ambasciate di Mosca e Washington, torna nel 1964 a Roma come capo della Segreteria degli Affari politici del ministero degli Esteri. Nel 1966 viene assegnato come consigliere all’Ambasciata di Belgrado.
Nel 1969 è inviato alla Rappresentanza permanente d’Italia presso la Comunità europea, ove negozia il regolamento sulla sicurezza sociale dei lavoratori migranti. Nominato nel luglio 1970 capo di gabinetto del Presidente della Commissione europea, Franco Maria Malfatti, partecipa agli importanti negoziati che conducono all’entrata di Regno Unito, Danimarca e Irlanda nella Comunità economica europea (CEE), nonché allo sviluppo della prima definizione di unione monetaria e all’avvio ufficiale del progetto di Unione europea al Vertice europeo di Parigi del 1972 (v. Vertici). Dopo un breve periodo come consigliere politico del presidente della Commissione europea, Sicco Mansholt, viene designato direttore generale per la politica regionale alla Commissione europea a Bruxelles. In questo ruolo negozia e costituisce, insieme al commissario George Thomson, il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), un importante strumento di supporto finanziario per le regioni meno sviluppate in Europa. Nel 1977 diviene portavoce del presidente della Commissione europea, Roy Jenkins, assistendolo nei negoziati per il Sistema monetario europeo (SME), cui l’Italia darà adesione, dopo un difficile voto del Parlamento, il 14 dicembre 1978. Prima del 13 marzo 1979, quando cioè il Consiglio europeo di Parigi decide l’entrata in vigore dello SME, R. – già tornato al ministero –partecipa per l’Italia agli intensi negoziati preliminari sugli importi compensativi monetari.
Nominato nel 1980 ambasciatore, torna a Bruxelles come rappresentante permanente dell’Italia presso la Comunità europea. In seguito diviene direttore generale per gli Affari economici al ministero degli Esteri a Roma (1984-1985), raggiungendo infine l’alto incarico di segretario generale del ministero degli Esteri (1985-1987). In questo periodo è anche il rappresentante personale del presidente del Consiglio a sette vertici del G7, nonché presidente della Commissione esecutiva dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) (v. Organizzazione europea per la cooperazione economica) a Parigi. Divenuto ministro per il Commercio estero (1987-1991), R. completa l’applicazione del programma italiano di liberalizzazione del commercio estero e dei movimenti di capitale. Dopo aver lasciato la carriera diplomatica, assumendo nel frattempo incarichi di consulenza e dirigenza in molte compagnie non soltanto italiane (tra le quali la FIAT), R. viene eletto nel 1995 direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) rimanendovi sino al 1999. Si fa promotore in tale sede della liberalizzazione del commercio con i 48 paesi meno sviluppati e di quella su scala globale delle telecomunicazioni e dei servizi finanziari. Dopo un breve periodo di presidenza dell’ENI, viene nominato nel giugno 2001 ministro degli Esteri dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, anche per rassicurare i partner europei sulla continuità della linea europeista del nuovo governo. Il 5 gennaio 2002, in disaccordo con la politica europea del governo, lontana in realtà dal tradizionale europeismo caratterizzante gli esecutivi precedenti, e in seguito all’opposizione e alle critiche del ministro della Giustizia Roberto Castelli al mandato di cattura europeo, discusso e approvato con fatica dal Consiglio europeo di Laeken nel dicembre 2001, rassegna le dimissioni.
R., infine, è incaricato dal presidente del Consiglio Romano Prodi di seguire i lavori preparatori della Dichiarazione di Berlino sul futuro dell’Europa (25 marzo 2007) per il 50° anniversario della firma dei Trattati di Roma. In tale veste, ha sostenuto in più sedi come il rilancio del progetto europeo sia ormai una necessità senza valide alternative.
Alessandra Petrone (2009)