Scarascia Mugnozza, Carlo
Dopo aver svolto servizio militare in Africa Settentrionale negli anni della guerra, e aver ottenuto una medaglia d’argento e una Croce di Guerra al Valor militare, S.M. (Roma 1920-ivi 2004) si laurea in giurisprudenza per iniziare, nel 1945, la carriera di avvocato a Brindisi.
Qui si iscrive alla Democrazia cristiana (DC), della quale è segretario provinciale politico dal 1946 al 1948, e segretario provinciale amministrativo dal 1948 al 1953. Nello stesso periodo viene eletto consigliere comunale, carica che mantiene per molti anni e che riprenderà negli anni Ottanta, una volta ritiratosi dalla politica nazionale ed europea. Nei primi anni al Comune di Brindisi assumerà anche il ruolo di assessore alle finanze.
È consigliere di amministrazione della Cassa di Risparmio di Puglia dal 1945 e commissario, e poi presidente, del Consorzio agrario di Brindisi fra il 1946 e il 1953. Dal 1948 è inoltre presidente dell’Associazione provinciale agricoltori di Brindisi. Tali esperienze gli conferiscono una conoscenza profonda dei problemi dell’agricoltura italiana e gli permettono di seguirne direttamente le principali fasi evolutive, prime fra tutte le trasformazioni seguite all’applicazione della riforma agraria.
Le questioni agricole rappresentano quindi il suo ambito primario d’interesse nel momento in cui, nel 1953, viene eletto deputato nel collegio Lecce-Taranto-Brindisi, dove sarà confermato anche nelle tre legislature successive (mentre alle elezioni del 1948, pur candidato, non aveva ottenuto voti sufficienti all’elezione). Alla Camera dei deputati è spesso portavoce per le questioni di bilancio della commissione Agricoltura, a nome della quale presenta anche importanti progetti di legge concernenti lo sviluppo rurale del Mezzogiorno. Non mancano del resto occasioni di collaborazione con la commissione Affari esteri, con quella per gli Affari costituzionali, con la commissione Lavoro e previdenza sociale e con la commissione Difesa, dovute in parte alla sua partecipazione alla Commissione speciale della Camera per l’elaborazione e l’applicazione delle norme dei Trattati di Roma. Vicepresidente e segretario del gruppo parlamentare della DC fra il 1958 e il 1962, in virtù di tale carica diviene membro del Consiglio nazionale del partito. Presso la direzione centrale democristiana è responsabile nazionale per il settore della pesca.
In qualità di sottosegretario alla Pubblica istruzione del IV governo di Amintore Fanfani, fra il febbraio 1962 e il giugno 1963, S.M. è nominato capo della delegazione italiana alla XII conferenza internazionale dell’United Nations educational, scientific and cultural organization (UNESCO). Nella compagine del successivo governo Leone (giugno-novembre 1963) ha invece l’incarico di sottosegretario alla Giustizia. Presidente del Comitato interministeriale per le questioni ambientali, all’inizio degli anni Settanta guida la delegazione italiana nella fase preparatoria della Conferenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) di Stoccolma sui problemi dell’ambiente, nonché di una Conferenza organizzata dall’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e dedicata agli stessi temi.
Per quanto riguarda la politica europea, nel 1954 S.M. è membro della delegazione parlamentare, guidata da Alcide De Gasperi, al Congresso federalista europeo di Parigi (v. Federalismo), dove ha occasione di conoscere anche gli altri “padri” della costruzione europea, come Jean Monnet, Robert Schuman e Konrad Adenauer.
Dal 1961 al 1972 è membro del Parlamento europeo, nel gruppo democratico cristiano. Fra il 1967 e il 1969 presiede la commissione Energia e ricerca scientifica, nel cui ambito promuove soprattutto misure volte a tracciare le linee di una politica comunitaria in materia di educazione e di formazione professionale dei giovani, fondamentale ai fini dell’unificazione, particolarmente funzionale alle esigenze italiane, dei mercati del lavoro dei paesi membri.
Nel 1969 succede a Mario Scelba alla presidenza della Commissione politica, nel cui ambito svolge un ruolo di primo piano come portavoce sui problemi relativi ai progetti di Unione politica, di grande attualità soprattutto dopo il “rilancio europeo” dell’Aia del dicembre dello stesso anno. Un suo rapporto sull’avvenire politico delle Comunità europee, presentato nel settembre 1971 a nome della commissione, diverrà un riferimento fondamentale nelle discussioni in materia degli anni successivi. Nel dibattito in assemblea plenaria successivo alla presentazione del documento, S. sollecita una riforma dei meccanismi di Cooperazione politica europea stabiliti nel 1970 dal “Rapporto Davignon”, indicando i tre ambiti, all’ordine del giorno nelle riunioni dei ministri degli Esteri, sulle quali i paesi membri della Comunità economica europea (CEE) dovranno rapidamente esprimere una linea comune di politica estera: il Medio Oriente, il bacino Mediterraneo e la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE).
Tale vicenda aumenterà notevolmente il prestigio di S., tanto che, a seguito delle dimissioni di Franco Maria Malfatti dalla presidenza della Commissione europea (v. anche Presidente della Commissione europea), voci autorevoli come quelle di Walter Hallstein e del presidente degli europarlamentari democristiani Luker lo propongono come nuovo vicepresidente italiano dell’esecutivo di Bruxelles. Dal marzo 1972 al gennaio 1973, nella Commissione presieduta da Sicco Mansholt, S., primo (e finora unico) italiano in tutta la storia del processo d’integrazione (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), è responsabile delle questioni agricole. In tale veste dedica una particolare attenzione ai problemi della ricerca agronomica.
Nei quattro anni successivi, nella compagine presieduta da François-Xavier Ortoli, S. ha la responsabilità delle politiche dell’Ambiente e dei consumatori, appena inserite fra le competenze comunitarie dalla conferenza al Vertice di Parigi dell’ottobre 1972, alla quale si aggiungono la delega ai Trasporti e le responsabilità dei Rapporti con il Parlamento europeo e dell’Informazione. In virtù di quest’ultima si fa promotore dell’istituzione dell’Eurobarometro, un sistema di sondaggi d’opinione periodici fra le popolazioni degli Stati membri su diversi argomenti di interesse generale europeo. Agendo in stretta intesa sia col collega Altiero Spinelli, responsabile delle Politiche industriali, sia con la Farnesina e la rappresentanza italiana a Bruxelles, riesce inoltre a imprimere una parziale correzione allo squilibrio di “nazionalità” fra gli alti funzionari comunitari, che a lungo ha visto gli italiani particolarmente sottorappresentati.
Fra le altre tematiche alle quali S. dedica particolare attenzione in veste di commissario europeo spiccano i temi legati all’elaborazione e all’avvio della politica regionale comunitaria (v. anche Politica di coesione), sui quali è spinto anche dalla volontà di facilitare l’adattamento alla realtà europea delle neoistituite regioni italiane.
L’aspetto principale su cui si concentra l’azione politica di S. a Bruxelles sono comunque i problemi del bacino mediterraneo, interesse dettato in parte dal suo retroterra anagrafico e politico, ma che egli concepisce anche come un’estensione naturale delle responsabilità in materia di politica agricola europea ottenute nella prima fase del suo commissariato (v. Politica agricola comune). Contribuisce del resto a incentivare tale interesse anche l’esperienza maturata in qualità membro della Commissione politica del Parlamento europeo. Non a caso la sua proposta principale in materia, che avrà un’eco profonda nell’ambito delle Istituzioni comunitarie e che rimane tutt’oggi uno dei suoi contributi più importanti alla vita comunitaria, è quella relativa al varo di una “politica mediterranea globale”, che orienterà l’atteggiamento della Comunità verso l’area per il successivo quindicennio, e che fornirà la base sulla quale venti anni dopo, sia pure in forme diverse, sarà varato il Partenariato euro-mediterraneo.
Fra i fondatori, nel 1976, del Partito popolare europeo, negli anni dell’impegno comunitario S. si dedica anche ad attività non strettamente legate alla vita politica, assumendo ad esempio la presidenza dell’Accademia nazionale di danza, che manterrà per oltre vent’anni, e quella dell’Istituto del Nastro azzurro tra decorati al valor militare.
Grazie all’esperienza acquisita in Italia e nelle istituzioni europee, fra il 1982 e il 1990 S. assume inoltre la carica di presidente del Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei di Parigi.
Lorenzo Mechi (2010)