Schuster, Rudolf
Il contributo di S. (Košice 1934) all’adesione della Slovacchia nell’Unione europea (UE) si deve in parte al suo impegno per sconfiggere il governo guidato da Vladimir Mečiar alle elezioni del 1998, ma soprattutto al suo ruolo di primo presidente della Slovacchia eletto direttamente. Sebbene la Costituzione accordi al presidente pochi poteri formali, durante la presidenza di S. la Slovacchia fece rapidi progressi nel processo di adesione sia all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO) che all’UE, che culminarono nel 2004 nei festeggiamenti per l’adesione a entrambe le organizzazioni. Dalla sua elezione nel 1999, quando sconfisse l’ex primo ministro Vladimir Mečiar, e per tutta la durata del suo mandato, a S. va riconosciuto il merito di aver contribuito a migliorare l’immagine della Slovacchia all’estero, anche se in patria divenne sempre più impopolare tra i suoi colleghi politici e in generale tra la popolazione.
Dopo gli studi di ingegneria civile e un breve incarico nel dipartimento di Idraulica e idrologia dell’Accademia slovacca delle Scienze, S. lavorò per la VSŽ di Košice, società per le opere in ferro e acciaio della Slovacchia dell’Est, e nel 1964 si iscrisse al Partito comunista. Si distinse subito all’interno del partito e del governo, divenendo sindaco della città natia nel 1983 e successivamente membro del Comitato centrale del Partito comunista. S. ha spesso sottolineato che l’elemento trainante del suo mandato politico nell’era comunista era la preoccupazione per il benessere dei cittadini di Košice e non gli ideali comunisti (v. Schuster, 1999).
Grazie alla sua abilità dialettica, al suo pragmatismo e al suo sostegno entusiastico ai cambiamenti apportati dalla “rivoluzione di velluto” del 1989, si aprirono per lui grandi opportunità. Egli fu presidente del Consiglio nazionale slovacco dalla caduta del regime comunista fino alle prime libere elezioni di giugno 1990 e, poco dopo, ricoprì per due anni la carica di ambasciatore della Cecoslovacchia in Canada. S. ritornò in Slovacchia nel 1992 e, dopo un breve incarico presso il ministero degli Esteri slovacco, si dedicò alla politica della città natia, diventandone sindaco nel 1994. Il suo operato come sindaco di Košice gli valse molti riconoscimenti e molta pubblicità grazie a grandi progetti di ricostruzione quali il restauro del vecchio centro cittadino. Durante il suo mandato l’importanza della città aumentò, ma il costo effettivo di tutto questo, vale a dire l’alto indebitamento, divenne di dominio pubblico soltanto dopo che egli ebbe lasciato l’incarico.
Nel 1998, volendo rientrare nella politica nazionale, S. creò il Partito dell’intesa civica (Strana obcianskeho porozumenia, SOP). Sebbene fosse stato presentato come un partito che avrebbe ricucito le divisioni politiche slovacche, il suo vero obiettivo era quello di far arrivare S. alla presidenza. Grazie al sostegno della propria città natale e alla propaganda favorevole della principale TV privata, Markiza, il partito di S. ottenne l’8% dei voti e diventò uno dei partiti della coalizione di governo che succedette all’amministrazione guidata da Mečiar. Negli accordi del patto di coalizione era stato deciso che S. sarebbe diventato il candidato del governo nelle prime elezioni presidenziali dirette del 1999. Con il sostegno, per quanto talvolta tiepido, dei suoi alleati di governo, nel confronto con Mečiar al secondo turno vinse la sfida con il 57% dei voti.
Quando iniziò il suo mandato nel 1999, la carica di presidente era vacante da più di un anno a seguito dell’incapacità del parlamento di eleggere il successore e della decisione del governo di passare all’elezione diretta del capo dello Stato. Date le profonde divisioni politiche in Slovacchia, il presidente S. scelse come parole simbolo del suo mandato riconciliazione e comprensione, ma i suoi frequenti tentativi di organizzare delle tavole rotonde tra governo e opposizione nel 1999 e nel 2000 sortirono un esito negativo.
Nel corso della sua presidenza, S. cercò di far valere i propri poteri, rifiutando di approvare nomine governative per importanti cariche statali e rinviando ben 103 progetti di legge al parlamento per la revisione (v. Mesežnikov, 2005, p. 32). Benché il governo accettasse il suo diritto di usare i poteri costituzionali, la decisione di S. di respingere alcuni progetti di legge, in particolare quelli concernenti l’UE che necessitavano di essere recepiti per consentire l’adesione della Slovacchia, ne inasprì i rapporti. Ma furono soprattutto i suoi discorsi pesantemente critici, in particolare quelli di Capodanno, in cui attaccava le riforme economiche e sociali del governo, a incrinare i rapporti.
Sebbene S. fosse critico riguardo all’agenda interna del governo, riconosceva l’importanza dell’adesione all’UE e apprezzò gli sforzi compiuti dal governo per ottenere l’adesione durante il processo negoziale. Cercò di essere un presidente attivo, viaggiando molto, organizzando numerosi incontri con leader stranieri e stringendo legami utili. Avvalendosi della propria conoscenza di varie lingue straniere, S. sostenne l’adesione slovacca all’UE nelle capitali europee e fece pressioni a Bruxelles affinché la Slovacchia aderisse insieme ai propri vicini appartenenti al Gruppo di Visegrad (V4, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca). Inoltre, nei suoi viaggi all’estero, S. si impegnò ad affrontare i temi scottanti della storia della Slovacchia. Consapevole di quanto fosse delicata la questione per alcuni politici tedeschi, inviò una lettera all’Accademia dei Sudeti meridionali in cui definiva l’espulsione postbellica degli abitanti di etnia tedesca dall’Europa centrale come un tragico errore (v. Mesežnikov, 2005, p. 31). Sebbene la lettera di S. non determinò alcun cambiamento concreto in politica estera, le sue parole vennero apprezzate dalla Germania.
Sotto molti aspetti, tuttavia, il ruolo di S. nell’adesione slovacca all’UE dipese molto più da ciò che egli non fu e da ciò che egli rappresentò piuttosto che da ciò che fece. Non essendo egli Mečiar ed essendo un mediatore politico ex comunista con padronanza di varie lingue straniere e aperto sostenitore dell’adesione slovacca all’UE, S. fece pervenire tutti i segnali giusti alle capitali d’Europa.
Jana Shepper, Tim Haughton (2010)