Soares, Mario
S. (Lisbona 1924), figlio di João Soares, noto uomo politico della Prima repubblica (1910-1926) e uno dei maggiori oppositori della dittatura di Antonio Salazar. È sposato e padre di un figlio. Il contesto familiare è stata la principale fonte della sua educazione politica negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Uno dei suoi insegnanti nella scuola del padre, il Colégio moderno, fu Alvaro Cunhal, che in seguito divenne segretario generale del Partito comunista portoghese.
Mario S. è stato fin da giovane un politico militante. Fino alla “rivoluzione dei garofani” del 25 aprile 1974, era noto come uno dei più importanti oppositori della dittatura di Salazar e, in seguito, di Caetano. Divenne membro dei Giovani comunisti all’età di diciott’anni, mentre studiava alla facoltà di Lettere dell’Università di Lisbona. Nel 1943 aderì al Movimento de Unidade Nacional Anti-Fascista (MUNAF), entrando a far parte un anno dopo del Partito comunista. Avrebbe, tuttavia, lasciato il PC qualche tempo dopo.
Nel 1946 si unì al Movimento de Unitade Democratica (MUD) guidato dai comunisti e sostenne il candidato dell’opposizione Norton de Matos alle elezioni presidenziali del 1949. Nel 1951 si laureò in storia e nel 1957 conseguì anche una laurea in giurisprudenza. Nel 1958 fu un sostenitore della candidatura presidenziale del generale Humberto Delgado nelle elezioni che si ritennero manipolate dal governo.
Divenne insegnante nella scuola del padre e, al tempo stesso, avvocato difensore dei prigionieri politici. Negli anni Sessanta fu un importante leader del movimento socialista portoghese. Fu uno dei cofondatori della Acção socialista portuguesa (ASP), predecessore del Partido socialista (PS), nel 1964. Riuscì a inserire i socialisti portoghesi nei circuiti europei e internazionali e rese pubblica la difficile situazione dell’opposizione in Portogallo. Uno dei risultati più importanti fu quello di far conoscere all’Internazionale socialista l’ASP, poi PS. Partecipò alle elezioni legislative del 1965 e 1969, chiaramente controllate dal regime autoritario. A causa della sua militanza politica, fu arrestato dalla polizia segreta portoghese nel 1968 e deportato nell’arcipelago di di São Tomé e Principe, allora colonia portoghese. Nonostante i numerosi avvertimenti della polizia segreta, S. proseguì nell’impegno di difendere, in quanto avvocato, gli oppositori politici nell’arcipelago. A causa della sua incessante attività, il regime autoritario lo costrinse all’esilio in Francia. Qui, fra il 1970 e il 1974, fu docente universitario in diverse sedi. Fu chargé de cours a Vincennes (Paris III) e alla Sorbona (Paris IV) e altresì professore associato all’Università di Rennes in Bretagna. In questo periodo S. contattò numerosi membri portoghesi dell’ASP al fine di rafforzare l’opposizione. Riuscì a ottenere il sostegno dei socialisti francesi, dei socialdemocratici tedeschi, del Partito dei lavoratori svedese e di altri partiti dell’Internazionale socialista. L’obiettivo principale dell’azione politica era di denunciare il regime autoritario e far conoscere meglio l’opposizione democratica al pubblico europeo. S. ebbe un ruolo decisivo, con l’aiuto dei socialisti italiani, nella creazione del giornale “Portugal socialista”, che ancora oggi continua a essere la principale iniziativa editoriale del Partito socialista. Nel 1972, l’ASP fu riconosciuta dall’Internazionale socialista. Il culmine di questi sforzi fu la fondazione del Partito socialista portoghese il 19 aprile 1973 a Bad Münstereiffel con il sostegno della Fondazione Friedrich Ebert legata ai socialdemocratici tedeschi. Nonostante il partito comprendesse poche centinaia di persone disseminate per l’Europa, la sua valenza simbolica non può essere trascurata. Il sostegno dell’Internazionale socialista fornì a S. l’aiuto necessario a denunciare la violazione dei Diritti dell’uomo perpetrata dal regime autoritario nelle colonie africane e in Portogallo in una conferenza stampa nel luglio 1973 nella sede del partito laburista, durante la visita del dittatore Marcello Caetano nel Regno Unito.
L’impegno di S. fu sostenuto da figure di spicco del partito laburista britannico e del Trade Union Congress (TUC). Fra il 1969 e il 1973 S. intraprese una politica meno collaborativa nei confronti del Partito comunista, che nel paese era il partito antifascista dominante. Nelle elezioni legislative del 1969, l’ASP concorse con la propria lista, mentre nelle elezioni del 1973 si ritirò all’ultimo momento.
Quando scoppiò la “rivoluzione dei garofani”, il 25 aprile 1974, S. si trovava in Germania. Rientrò il 28 aprile dello stesso anno sul cosiddetto “treno della libertà” da Parigi e fu accolto alla stazione centrale di Santa Apolónia da diverse centinaia di membri del movimento socialista.
Durante il periodo rivoluzionario, che durò fino al 25 novembre 1975, S. ebbe un ruolo importante nel processo di democratizzazione del paese. Sotto la sua leadership, il Partito socialista riuscì ad affermarsi come il più importante partito liberaldemocratico.
Fin dal principio S. fece parte della nuova leadership rivoluzionaria. Divenne ministro degli Esteri nel terzo governo provvisorio fino al marzo del 1975. In questa funzione riuscì a ottenere un grande sostegno internazionale al processo di democratizzazione in Portogallo. S. cominciò le trattative con i movimenti di liberazione nelle ex colonie e avviò il processo di decolonizzazione, che sarebbe giunto a termine fra la fine del 1975 e gli inizi del 1977. S. rappresentò l’élite civile moderata. L’atteggiamento di eccessiva sicurezza mostrata dai colonnelli, che avevano organizzato il colpo di Stato contro il regime autoritario, portò a una crescente radicalizzazione del processo rivoluzionario. Inizialmente, S. ritenne il Partito comunista un attore importante nel processo di democratizzazione. Convinse il presidente provvisorio Antonio de Spinola a includere ministri comunisti nel governo. Nel corso di un congresso del partito, nel dicembre 1974, S. fu confermato segretario generale del Partito socialista. In quella occasione mise esplicitamente in guardia contro i pericoli di un’ulteriore radicalizzazione del movimento delle forze armate e dell’infiltrazione del partito comunista nelle principali istituzioni. Nel gennaio 1975 era in prima linea assieme a Francisco Salgano Zenha nella protesta contro la tendenza a unificare il movimento sindacale sostenuta dal Partito comunista, battendosi invece per salvaguardare la diversità organizzativa al suo interno. Nonostante le proteste, il partito di S. non riuscì a impedire la promulgazione di una legge, che autorizzava la confederazione sindacale comunista, l’Intersindical, a monopolizzare il movimento sindacale. Fra febbraio e gli inizi di settembre, il Movimento das forças armadas (MFA) divenne ancor più radicale, ma anche estremamente frammentato. S. cercò di rafforzare le forze civili moderate. Questo fu piuttosto importante durante le elezioni per la costituente del 25 aprile 1974, nelle quali il partito socialista ottenne il 34,75% dei voti, seguito dal Partito democratico popolare con il 24,25%. Per S. fu un grande successo personale che il Partito comunista ottenesse soltanto l’11,44% dei voti per quanto avesse un miglior livello di organizzazione.
Le elezioni per l’Assemblea costituente avrebbero costituito un punto di svolta per S. e le altre forze moderate che volevano avviare il Portogallo verso un processo di democrazia liberale. La legittimità ottenuta con le elezioni permise a S. di ottenere un più consistente sostegno morale e finanziario da parte dell’Internazionale socialista, che contribuì a rafforzare la sua posizione nei confronti dei militari. Alcuni importanti leader socialisti europei come Willy Brandt, Olof Palme e Bruno Kreisky organizzarono il Comitato di solidarietà per la democrazia e la libertà in Portogallo al fine di sostenere il partito socialista alla guida del paese verso la democrazia. S. poteva senz’altro contare sul sostegno della Comunità europea, preoccupata per la crescente radicalizzazione del paese, una situazione ritenuta non favorevole all’ingresso nell’Unione europea.
La frammentazione dell’MFA nell’estate del 1975 avrebbe dato l’opportunità a S. di far convergere i gruppi più moderati facenti capo a Melo Antunes, Vitor Alves e Vasco Laurenzo verso un modello liberale democratico. Il collasso della base di potere dei gruppi più radicali e l’ascesa delle componenti moderate portò all’istituzione del sesto governo provvisorio, al quale presero parte diversi socialisti. Fra l’inizio di settembre e il 25 novembre 1975 il partito di S. dovette fronteggiare una situazione di grande instabilità, con un Portogallo governato da diversi centri di potere. Questa situazione ebbe fine il 25 novembre del 1975, quando il colonnello Antonio Ramalho Eanes impedì un tentativo di colpo di Stato da parte dei partiti della sinistra radicale. Dopo quell’episodio, S. assieme ad altre personalità democratiche riuscì a portare con successo il Portogallo verso la democrazia.
Approvata il 2 aprile 1976 la Costituzione, la leadership del partito socialista fu confermata dalle elezioni del 25 aprile 1976. S. ricoprì la carica di primo ministro nel primo e secondo governo costituzionale. La disastrosa situazione economica portò all’introduzione di misure di austerità. Nel secondo mandato, S. dovette ricorrere alla coalizione con il partito conservatore cristiano-democratico, il Centro democrático social (CDS).
I suoi due mandati furono giudicati negativamente, per il fatto che i ministri erano alquanto inesperti e i problemi da affrontare straordinariamente difficili. Dopo il fallimento della coalizione con il CDS, il presidente Antonio Ramalho Eanes decise di destituire S. dalla carica di primo ministro e di nominare invece il proprio candidato. Fra il 1978 e il 1979, tre brevi governi nominati dal presidente scavalcarono i partiti parlamentari. Questo atteggiamento del presidente indusse S. a opporsi alla rielezione di Eanes nel 1980. La posizione di S. era contraria a quella del suo stesso partito che decise di sostenere Eanes. La crescente opposizione della leadership a S. portò alle sue dimissioni da segretario generale. Tuttavia, S. sarebbe tornato ai vertici nell’aprile del 1981. Nonostante l’opposizione, fu capace di neutralizzare i suoi critici e di ottenere il sostegno di nuovi gruppi alla sua leadership. S. fu una figura chiave nel traghettare l’ideologia del partito dal socialismo radicale alla corrente socialdemocratica nel corso degli anni Ottanta.
Sotto la guida di S. il partito socialista vinse le elezioni del 25 aprile 1983. A causa della disastrosa situazione economica, S. divenne il primo ministro di una coalizione di governo con il Partido social democrata (PSD). L’obiettivo principale della coalizione di centro era di risanare le finanze del paese attraverso un pacchetto di misure di austerità concordate con il Fondo monetario internazionale (FMI). Il governo S. fu decisivo nel concludere le trattative e nella firma del trattato di Adesione alla Comunità economica europea (CEE) il 12 giugno 1985. Contemporaneamente, S. sfruttò la carica di primo ministro per preparare la sua candidatura per le elezioni presidenziali del 1985. Nonostante l’opposizione del Partito comunista a sinistra e di un forte avversario a destra, Diogo Freitas do Amaral, Mario S. fu eletto al secondo turno.
Non si sottolineerà mai abbastanza l’importanza dell’elezione di S. a Presidente della Repubblica, che rappresentò il compimento della transizione da un sistema politico di stampo militare a un sistema di tipo civile. Questa trasformazione diede un contributo fondamentale per una serena integrazione del Portogallo nella Comunità europea (v. anche Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).
Fra il gennaio 1986 e il dicembre 1995 S. fu Presidente della Repubblica, essendo stato rieletto nel 1991. In questa veste divenne presto una figura nazionale rappresentativa e di grande popolarità.
Introdusse le cosiddette “presidenze aperte” (presidencias abertas), in cui risiedeva per un certo periodo in una regione del Portogallo. Queste presidenze aperte erano molto apprezzate dalla popolazione. Nel suo primo mandato, S. fornì un certo sostegno al governo del primo ministro di destra, Anibal Cavaco Silva, che godeva della maggioranza assoluta, tanto che si potrebbe parlare di coabitazione fra primo ministro e presidente. Questa situazione cambiò nel secondo mandato dopo il 1991, per il fatto che il primo ministro Cavaco Silva e il suo partito avevano riottenuto la maggioranza assoluta. Non potendo essere rieletto per una terza volta, S. si fece più critico nei confronti di varie proposte di legge del governo. Si avvalse delle sue prerogative per inviare molte proposte di legge alla Corte costituzionale per verificarne la costituzionalità. L’approccio semipresidenziale di S. nel suo secondo mandato era legato al fatto che i governi di maggioranza assoluta del primo ministro Anibal Cavaco Silva ignoravano le funzioni di controllo del Parlamento, della Corte costituzionale e della Corte dei conti. S. ritenne di dover agire come contrappeso moderato al potere del governo.
Al termine dei suoi due mandati presidenziali, S. tornò a essere un privato cittadino, partecipando regolarmente alla politica nazionale. Dopo la vittoria del Partito socialista sotto la guida del modernizzatore Antonio Guterres alle elezioni legislative dell’ottobre 1995, S. continuò a svolgere un ruolo attivo nella politica del partito. Il punto culminante della sua opposizione nei confronti della politica di Antonio Guterres fu durante il dibattito sulla regionalizzazione, fra il 1996 e il 1998. S. divenne uno dei maggiori oppositori all’introduzione delle regioni amministrative elettive nel Portogallo continentale. Una delle sue tesi principali era che la regionalizzazione avrebbe portato a un indebolimento del Portogallo nei confronti dell’Unione europea. S. faceva parte di una coalizione interpartitica, costituita da personalità come Anibal Cavaco Silva e Marcelo Reselo de Sousa. Il governo socialista perse il referendum sulla regionalizzazione, sebbene il risultato non fosse vincolante a causa di una debole partecipazione poco al di sotto del 50%.
Un altro momento importante nella vita di S. fu la creazione della Fondazione Mario S. dedicata allo studio del movimento operaio, ispirata alle fondazioni partitiche tedesche, in particolare alla socialdemocratica Fondazione Friedrich Ebert, che svolse un ruolo importante nell’organizzazione del Partito socialista in Portogallo. Dalla sua istituzione, avvenuta il 12 settembre 1991, la Fondazione è stata un importante centro dinamico della società civile portoghese, organizzando eventi fissi e conferenze su questioni nazionali e internazionali. La Fondazione ospita un’eccellente biblioteca e un archivio sulla classe lavoratrice e sul movimento socialista in Portogallo. L’archivio Mario S. è, inoltre, situato nell’edificio centrale della fondazione, che si trova di fronte all’Assemblea della Repubblica.
Nel 1999 S. divenne capolista del Partito socialista alle elezioni del Parlamento europeo. Il Partito socialista organizzò una campagna incentrata sul tema che, se eletto, i socialisti europei avrebbero scelto S. come candidato alla presidenza del Parlamento europeo. In ambito nazionale, il Partito socialista sotto la guida di S. riuscì a vincere le elezioni con una forte maggioranza; tuttavia, la candidatura di S. alla presidenza del Parlamento europeo fu avversata dal più grande gruppo parlamentare, il Partito popolare europeo (PPE), che decise di condividere la presidenza durante il quinquennio con il Partito europeo dei liberali, democratici e riformatori (ELDR) (v. anche Liberaldemocratici europei). Nonostante l’età, S. è ancora un’importante figura della politica portoghese e interviene regolarmente nei dibattiti politici di rilevanza nazionale e internazionale.
José M. Magone (2009)