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Spierenburg, Dirk

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S. (Rotterdam 1909-Wassenaar 2001), economista, figura di spicco della diplomazia olandese, ebbe un ruolo determinante nella politica europea dell’Aia negli anni della costruzione comunitaria. Dopo aver frequentato il liceo a Rotterdam, ove si distinse per la vivace partecipazione al dibattito studentesco, nel 1926 si iscrisse alla Nederlandse Handels-Hogeschool, istituto universitario per gli studi economici. Conseguita la laurea nel novembre del 1928, nel 1930 iniziò a prestare servizio presso la società commerciale Amsterdam, nella capitale olandese.

Nel 1935 entrò al ministero dell’Economia (Ministerie van Economische Zaken), presso il Dipartimento per il commercio e l’industria, nel settore Accordi commerciali. Un momento di importante formazione per la futura carriera diplomatica di S., giacché il giovane funzionario si ritrovò di frequente impegnato a negoziare accordi commerciali a livello intereuropeo, acquisendo esperienza sia delle trattative internazionali, sia della realtà diplomatica ed economica dei diversi Stati continentali. E, seppur inesperto, dimostrò ben presto di possedere qualità intellettuali e professionali adeguate per svolgere con successo anche gli incarichi più delicati. Non a caso, nel 1937, ancora ventottenne, gli venne affidata la responsabilità di una missione a Belgrado, finalizzata alla conclusione di un’importante intesa commerciale.

L’occupazione tedesca, nel maggio del 1940, non incise significativamente sulla vita professionale dell’economista olandese. Al contrario, proprio in quel periodo la sua carriera all’Economische Zaken registrò considerevoli avanzamenti, dalla promozione a capo dell’Ufficio per l’Europa sudorientale, ottenuta già nel gennaio dello stesso anno, alla nomina alla direzione del Rijksbureau per l’industria metallurgica, funzione che esercitò dal 1941 al 1945.

Sempre nel 1945, ad agosto, nell’ambito del Dipartimento per il commercio e l’industria (che dal luglio 1946, sarebbe stato denominato Dipartimento per gli affari economici) S. fu designato direttore presso la direzione generale della sezione per il Commercio estero (Buitenlandse Economische Betrekkingen, BEB). Un incarico oneroso, soprattutto nei primissimi anni successivi al conflitto, giacché sul BEB gravava la responsabilità di ripristinare la fitta rete di rapporti commerciali attorno alla quale si sarebbe decisa la ricostruzione economica dei Paesi Bassi nel dopoguerra. Le premesse, peraltro, non lasciavano intravedere spiragli incoraggianti, dacché le forze occupanti avevano distrutto o in gran parte lacerato l’apparato produttivo olandese. Di fatto, l’unica risorsa superstite, dalla quale ripartire, era una «manciata di carbonfossile del Limburgo» (v. von Brouwer, http://www.inghist.nl/Onderzoek/Projecten/BWN/lemmata/bwn6/spierenburg).

Pertanto, i risultati conseguiti da S. nelle molteplici trattative in cui fu coinvolto, soprattutto tra il 1947 e il 1949, vennero da più parti considerati veri e propri miracoli diplomatici. Nel corso delle discussioni sull’unione doganale del Benelux, infatti, era riuscito a ottenere importanti concessioni da Bruxelles nei confronti dei partner belgo-lussemburghesi, nonostante il ridotto margine negoziale dei Paesi Bassi, i quali versavano in una condizione di subalternità sul piano dello sviluppo economico e dell’autosufficienza valutaria. Inoltre, in tale circostanza, aveva scongiurato la formazione di un blocco franco-italo-beneluxiano – il quale, secondo il disegno parigino, avrebbe contrastato un eventuale ripristino dell’economia tedesca, nonché l’effettivo primato economico britannico – salvaguardando in tal modo gli interessi vitali dell’Aia sui mercati del Regno Unito e della Germania.

Tale esperienza, d’altro canto, alimentò in S. una certa pulsione europeista, che maturò attorno a considerazioni pragmatiche anziché sulla base di autentiche convinzioni ideali. In effetti, nel promuovere la creazione dell’unione doganale del Benelux, prima tappa verso l’unificazione economica dei tre paesi – la quale, secondo S., avrebbe verosimilmente accelerato i tempi di recupero della macchina produttiva dei Paesi Bassi, rafforzando altresì la posizione olandese sullo scacchiere internazionale – egli giunse alla conclusione che una cooperazione estesa a livello continentale avrebbe garantito all’Europa le stesse ricadute positive, sotto il profilo della stabilità, della pace e del benessere, di cui l’Olanda avrebbe beneficiato partecipando all’unione regionale del Benelux (v. Asbeek Brusse, Bergman, pp. 2-3).

Valutazioni che, il 5 giugno del 1947, vennero avvalorate dall’invito alla cooperazione economica europea presentato agli Stati continentali dal generale Marshall (v. Piano Marshall), nel suo celebre discorso all’università di Harvard. S., come era prevedibile, accolse entusiasticamente la proposta statunitense, così come accettò senza esitazioni l’incarico di supplente del capodelegazione olandese, il commissario del governo Hans Max Hirschfeld, alla Conferenza di Parigi, il 12 luglio, convocata per negoziare le condizioni di partecipazione dei paesi europei al programma statunitense di aiuti economico-finanziari.

L’improvvisa malattia di Hirschfeld, peraltro, offrì a S. l’opportunità di rappresentare in prima persona il governo dell’Aia alla Conferenza, consentendogli altresì di affermare la propria abilità diplomatica anche agli occhi delle élites politiche olandesi ed europee. Ne conseguirono importanti sviluppi per la vita professionale del funzionario del BEB, sia in patria sia nel contesto continentale. Con riferimento al quadro internazionale, nell’autunno 1947 S. veniva nominato presidente di un gruppo di studio per la creazione di un’Unione doganale europea; nell’aprile del 1948 era designato plenipotenziario presso l’Organizzazione europea per la cooperazione economica (OECE) e, nel luglio dello stesso anno, diveniva membro del comitato dei quattro saggi – del quale facevano parte il britannico Eric Roll, il francese Guindey e l’italiano Giovanni Malagodi –cui si richiedeva l’elaborazione di una proposta per migliorare il sistema di distribuzione degli aiuti Marshall ai paesi dell’OECE (ivi, p. 3).

In patria, il primo ad apprezzare la capacità di S. di contemperare spirito di conciliazione e rigore di intenti fu Hans Hirschfeld, il quale, già nel 1948, lo aveva voluto al suo fianco, in qualità di vicecommissario del governo per l’European recovery program (ERP). Nel maggio del 1949, poi, l’accreditato diplomatico abbandonava i tavoli dell’OECE per assumere l’eccellente funzione di direttore generale del BEB. In tale veste, S. si ritrovò a progettare la ripartizione degli aiuti americani sul territorio nazionale, destinati sia al ripristino della funzionalità produttiva, sia all’implementazione dell’apparato militare olandese. Su quest’ultimo aspetto, in particolare, a fronte delle frequenti sollecitazioni che gli pervenivano da Washington, S. contribuì in misura sostanziale all’elaborazione di un valido sistema di difesa, in virtù del quale guadagnò larghi consensi all’Aia. All’inizio del 1951, con la guerra di Corea in corso, il suo nome prevalse giocoforza su quello di qualsiasi altro candidato, quando si trattò di eleggere il presidente di una commissione di esperti incaricata di prefigurare un incremento significativo dei dispositivi di sicurezza dei Paesi Bassi (v. Brouwer, cit.).

Con gli anni Cinquanta, si apriva anche la stagione del più intenso coinvolgimento di S. nella causa dell’unificazione europea. La sua fu una sistematica e incisiva perorazione – cui offrì un apporto fattivo l’allora ministro dell’Economia, Johannes R.M. van den Brink – rivolta al reticente governo del socialista Willem Drees per persuaderlo ad accogliere l’invito del ministro degli Esteri francese. Allorché l’Aia risolse di partecipare con riserva alle discussioni sul Piano Schuman, l’esperto diplomatico venne chiamato a guidare la delegazione olandese ai negoziati di Parigi. Nel corso delle discussioni, a tratti concitate, S. si fece interprete delle istanze dei paesi del Benelux, preoccupati di salvaguardare gli interessi dei piccoli Stati dalle possibili ingerenze franco-tedesche, per la creazione di un contraltare intergovernativo dell’Alta autorità, all’interno del quale ciascuno Stato membro della futura comunità carbosiderurgica avrebbe mantenuto inalterata la propria autonomia decisionale. Il quadrilatero istituzionale impostato dal Trattato di Parigi (firmato il 18 aprile 1951 ed entrato in vigore il 27 luglio del 1952) consacrava pertanto la vittoria diplomatica di S. e altresì sanciva la rafforzata posizione negoziale del Benelux nel contesto comunitario.

Nel 1952 S. approdava a Lussemburgo come membro dell’Alta autorità della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), della quale, dal 1957 al 1962, assumeva la vicepresidenza. Personalità energica ed europeista convinto, il funzionario olandese sostenne attivamente il presidente Jean Monnet – del quale tuttavia mal tollerava alcuni eccessi autoritari, nonché la troppa sensibilità agli umori tedeschi – nel faticoso avvio della macchina istituzionale comunitaria (v. Asbeek Brusse, Bergman, cit., p. 9). Nel 1962 S. si trasferiva a Bruxelles, presso il Comitato dei rappresentanti permanenti (COREPER) della Comunità economica europea (CEE), l’istituto incaricato di predisporre le attività del Consiglio dei ministri. In tale contesto, affiancato dal delegato francese Jean-Marc Boegner, si impegnò a promuovere un alleggerimento del processo decisionale del Comitato, avvalendosi, come di consueto, delle innate attitudini diplomatiche e del credito progressivamente acquisito.

Di fronte alla mole di successi conseguiti da S. all’interno delle Istituzioni comunitarie, l’Aia prese gradualmente a conferire al suo rappresentante a Bruxelles piena autonomia nell’interpretare e nel sostenere la politica europea olandese al di là dei confini nazionali. Cosa che, come era prevedibile, suscitò immediate reazioni, soprattutto a partire dal 1957, da parte del ministro degli Esteri Joseph Luns, il quale si mostrò spesso insofferente nei confronti di questo anomalo conflitto di competenze. Ne conseguirono pertanto, fino ai primi anni Settanta, frequenti confronti tra i due diplomatici, caratterizzati da reciproche espressioni di disappunto fin troppo colorite (v. Brouwer, cit.).

Nel gennaio 1971 S. venne nominato rappresentante permanente dei Paesi Bassi presso l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (North Atlantic treaty organization, NATO) a Bruxelles, incarico che avrebbe mantenuto fino al 1974, allorché decise di ritirarsi ufficialmente dalla vita istituzionale. Cosa che, a ogni modo, non comportò un suo definitivo allontanamento dalle sedi della politica olandese ed europea. Al contrario, nello stesso 1974 fu richiamato dal proprio governo, allora guidato dal socialdemocratico Joop Den Uyl (1973-1977), per presiedere una commissione incaricata di riflettere sul concetto di “Unione europea”, menzionato per la prima volta in un comunicato del Vertice di Parigi del 1972. La relazione finale, presentata nel 1975, rilanciava con forza il paradigma della politica europea dell’Aia – ponendo l’accento sulle basi squisitamente economiche dell’integrazione comunitaria (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della) e mostrando cautela nei confronti delle proposte di cooperazione europea nel terreno della politica estera e di sicurezza (v. Cooperazione politica europea) ventilate nel Rapporto Tindemans – e prospettava l’unificazione monetaria come elemento essenziale per la creazione di un’effettiva Unione europea.

Nel settembre del 1978, la Commissione europea, presieduta dal britannico Roy Jenkins, ribadì la propria volontà di convocare un gruppo indipendente di esperti in campo amministrativo, sindacale e imprenditoriale, affinché formulasse proposte e concepisse i metodi di lavoro per un miglioramento dell’integrazione. Istituito nel gennaio del 1979, il “gruppo dei cinque” fu affidato alla presidenza di S. Lavorando a stretto contatto con il comitato di saggi guidato da Robert Marjolin, il quale era stato predisposto dal Consiglio europeo per immaginare la possibile riforma del funzionamento delle istituzioni comunitarie, S. presentò alla Commissione, e alla stampa, il proprio rapporto il 24 settembre 1979. Intitolato “Proposte di riforma della Commissione delle Comunità europee e dei suoi servizi”, e passato alla storia come Rapporto S., il documento evidenziava la necessità di riorganizzare dall’interno l’esecutivo di Bruxelles, riducendo in misura sostanziale il numero di commissari, i portafogli e le direzioni generali, precisando le funzioni devolute ai gabinetti e procedendo alla designazione di un vicepresidente incaricato di coordinare i lavori. Veniva infine prospettata una valorizzazione dello statuto dei funzionari europei e un miglioramento nella gestione delle risorse umane (v. http://www.ena.lu/mce.cfm).

Tali misure, a detta dello stesso S., avrebbero incrementato la coesione interna, agevolato la distribuzione delle competenze, snellito il funzionamento della Commissione, rafforzando, oltre all’autorità del suo presidente, il prestigio e la credibilità del collegio stesso (v. Gazzo, 1979).

Le proposte contenute nel Rapporto S. – di carattere tecnico, ma anche con finalità politiche, giacché l’intento era quello di ridefinire l’istituzione chiave delle Comunità per rendere più efficace e più incisiva la sua azione – formarono una piattaforma programmatica sulla quale la Commissione avviò il proprio processo di riforma interna. In particolare, venne repentinamente predisposto il riordino amministrativo, mentre la riduzione del numero dei commissari e delle direzioni generali si arenò di fronte alle opposizioni del Consiglio.

Nel giugno del 1980 il Binnenhof conferì a S., che pure era giunto al settantesimo anno di età, il delicato incarico di commissario del governo per le trattative sul prezzo del gas. Il primo gabinetto Van Agt (1977-1981) aveva infatti stabilito di innalzare i prezzi del gas naturale di Groningen ai livelli di quelli del petrolio, scatenando le proteste dei principali importatori di tale prodotto, Belgio, Francia, Germania e Italia. Di fronte all’inasprirsi della polemica, l’Aia aveva deciso di affidare al suo negoziatore più abile il compito di risolvere la complessa questione. Le indicazioni del governo olandese al suo delegato erano fin troppo precise: S. avrebbe dovuto adoperarsi per la sottoscrizione di un accordo che garantisse sia il mantenimento del volume delle esportazioni verso i partner europei, sia la fissazione dei prezzi su un livello quanto più possibile vicino a quello del greggio. In quattro mesi di difficili colloqui, tuttavia, il commissario del governo riuscì a registrare un successo inedito, di gran lunga superiore alle aspettative, guadagnando ai Paesi Bassi, oltre all’indicizzazione dei prezzi del gas, ingenti entrate su base annuale (circa tre miliardi di fiorini).

Tale impresa sancì inequivocabilmente l’eccezionale caratura diplomatica di S., il quale divenne in breve tempo riferimento imprescindibile per la successiva generazione di funzionari olandesi (v. Brouwer, cit.). Ritiratosi definitivamente dalla vita pubblica nel 1988, dopo aver svolto una funzione dirigenziale presso l’Atlantic Institut of international affairs, S. decise di offrire il suo contributo agli storici scrivendo, insieme a Raymond Poidevin, Histoire de la Haute Autorité de la Communauté européenne du Charbon et de l’Acier. Une expèrience supranationale, uscito a Bruxelles, nel 1993, per i tipi di Bruylant.


Giulia Vassallo
(2010)

Bibliografia

Asbeek Brusse W., Bergman F.H., Vraggesprek met D.P. Spierenburg, Wassenaar 23 november 1998, http://www.arc.eui.eu/oh/pdf/INT658.pdf.

Brouwer J.W.L., La coordination par la concertation. L’élaboration de la politique européenne des Pays-Bas et le fonctionnement de la représentation permanente à Bruxelles dans les années 1960, in L. Badel et al., Les administrations nationales et la construction européenne. Une approche historique (1919-1975), Peter Lang, Brussel 2005.

Brouwer J.W.L., Spierenburg, Dirk Pieter (1909-2001), in Biografisch Woordenboek van Nederland, http://www.inghist.nl/Onderzoek/Projecten/BWN/lemmata/bwn6/spierenburg.

Gazzo E., Le rapport Spierenburg: D’abord, un retour aux sources, in “Europe”, 4 ottobre 1979, n. 2761.

Salzmann W.H., Herstel, wederopbouw en Europese samenwerking. D.P. Spierenburg en de buitenlandse economische betrekkingen van Nederland, 1945-1952, s’- Gravenhage 1999.

Spierenburg D., Poidevin R., Histoire de la Haute Autorité de la Communauté européenne du Charbon et de l’Acier. Une expèrience supranationale, Bruylant, Bruxelles 1993.

http://www.ena.lu/mce.cfm.