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Stati dell’Africa sub sahariana, Caraibi e Pacifico

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L’acronimo ACP designa gli Stati dell’Africa subsahariana, dei Caraibi e del Pacifico che hanno stretto accordi di partenariato con l’Unione europea. Tale termine ha sostituito, a partire dalla firma della prima Convenzione di Lomé (v. Convenzioni di Lomé) il 28 febbraio 1975 tra la CEE e 46 paesi in via di sviluppo (PVS), quello di SAMA (Stati africani e malgasci associati) dopo che l’ingresso del Regno Unito nella Comunità economica europea aveva portato all’estensione degli accordi di cooperazione a paesi non appartenenti all’Africa francofona.

Le Convenzioni di Lomé, quattro in tutto, firmate a intervalli di cinque anni, innovarono sensibilmente il sistema di rapporti instaurato negli anni Sessanta con le Convenzioni di Yaoundé. Venne abbandonato il principio della reciprocità, sostituito dal regime di preferenze commerciali il quale prevedeva che i prodotti manufatti e i prodotti agricoli che non erano direttamente in concorrenza con i prodotti soggetti alla Politica agricola comune (PAC) entrassero nell’Unione senza dazi doganali, né restrizioni quantitative. Con la prima e la seconda Convenzione vennero introdotti fondi di stabilizzazione dei prezzi dei prodotti primari (Stabex e Sysmin) esportati dagli ACP. Grazie al finanziamento, attraverso il Fondo europeo di sviluppo (FES), di progetti di natura sociale ed economica, la cooperazione allo sviluppo veniva strutturata attraverso interventi specifici in vari settori quali la sanità, l’istruzione, l’ambiente, ecc. (il cosiddetto “approccio settoriale”).

In generale, dal punto di vista della promozione dello sviluppo dei paesi ACP i risultati delle Convenzioni sono stati deludenti: l’effetto di creazione di commercio è stato sostanzialmente marginale, le risorse impegnate nel sostegno allo sviluppo sono rimaste relativamente modeste e infine la CEE si è dimostrata riluttante a prendere in considerazione i problemi legati al debito estero dei paesi ACP.

Alla scadenza della quarta Convenzione di Lomé, il 29 febbraio 2000, un nuovo accordo venne firmato nella capitale del Benin, Cotonou, il 23 giugno 2000, entrando in vigore il 1° aprile 2003 (v. Accodo di Cotonou). Tale accordo manteneva gli strumenti istituiti dalle precedenti Convenzioni e introduceva un nuovo approccio, mirando a rafforzare l’aspetto politico del partenariato e a innovare il quadro commerciale nella prospettiva di stipulare intese commerciali compatibili con le norme dell’OMC. A tal fine, nell’ottobre 2003 furono avviati nuovi negoziati con la Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. L’obiettivo era quello di una liberalizzazione degli scambi commerciali tra le parti, ponendo fine al regime di preferenze commerciali non reciproche instaurato dalle Convenzioni di Lomé. Era previsto un periodo di transizione fino al massimo al 2008.

Nel corso degli anni, al partenariato hanno aderito numerosi nuovi Stati ACP, portando il totale a 78. Ai sensi dell’accordo di Cotonou si distinguono gli Stati ACP meno avanzati che beneficiano, in alcuni casi, di un trattamento particolare. Nel dicembre 2000 Cuba diventava il 79° membro del gruppo ACP, senza però partecipare al nuovo accordo di partenariato.

Gli Stati ACP (esclusi gli Stati ACP meno avanzati) sono: Sud Africa (a titolo parziale), Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Botswana, Camerun, Congo (Brazzaville), Isole Cook, Costa d’Avorio, Dominica, Repubblica Dominicana, Figi, Gabon, Ghana, Grenada, Guyana, Giamaica, Kenia, Marshall (Isole), Isola Maurizio, Micronesia (Stati federati di), Namibia, Nauru, Nigeria, Niue, Palau, Papuasia, Nuova Guinea, Saint Christopher e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Senegal, Seicelle, Suriname, Swaziland, Tonga, Trinidad e Tobago, Zimbabwe.

Gli Stati ACP meno avanzati (PMA) (ai sensi dell’allegato 6 dell’accordo di Cotonou) sono: Angola, Benin, Burkina Faso, Burundi, Repubblica del Capo Verde, Repubblica Centrafricana, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Gibuti, Etiopia, Eritrea, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Guinea Equatoriale, Haiti, Kiribati, Lesotho, Liberia, Malawi, Mali, Mauritania, Madagascar, Mozambico, Niger, Ruanda, Samoa, São Tomé e Príncipe, Sierra Leone, Isole Salomone, Somalia, Sudan, Tanzania, Timor Est, Tuvalu, Togo, Uganda, Vanuatu, Zambia.

Inoltre, alcuni di tali paesi privi di sbocchi sul mare beneficiano anche, a determinate condizioni, di disposizioni particolari ai sensi dell’accordo di Cotonou. Si tratta di: Botswana, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Etiopia, Lesotho, Malawi, Mali, Niger, Ruanda, Swaziland, Uganda, Zambia, Zimbabwe.

Francesco Petrini (2008)