Thorn, Gaston
T., nato a Lussemburgo nel 1928, dottore in Legge, fu eletto deputato nel 1959 nel Partito liberale. Ebbe inizio così la sua attività politica, che lo porterà a ricoprire vari incarichi, sia nel governo lussemburghese che all’interno delle Istituzioni comunitarie. Fu membro del Parlamento europeo dal 1959 al 1969 e ministro degli Esteri del Lussemburgo in numerosi governi dal 1969 al 1974. Nello stesso anno fu nominato primo ministro in una coalizione liberal-socialista, incarico che esercitò fino al luglio 1979. Dal 1976 al 1981 fu anche presidente della Federazione dei liberali e democratici europei. Nel 1980 fu nominato dai capi di Stato e di governo della Comunità economica europea (CEE) Presidente della Commissione europea. Il suo mandato, iniziato nel gennaio 1981, terminò nel gennaio 1985, con il passaggio del testimone a Jacques Delors. Membro del Comitato intitolato a Jean Monnet e della Commissione trilaterale, lasciato l’incarico di capo dell’esecutivo comunitario T. rientrerà nel settore privato, diventando presidente della Banca internazionale del Lussemburgo.
La Commissione europea guidata da T. si trovò a gestire un periodo particolarmente difficile della storia comunitaria. L’inizio degli anni Ottanta fu infatti caratterizzato da controversie e contrasti tra i paesi della Comunità e dal progressivo emergere di una seria crisi nell’assetto istituzionale europeo. Il problema della riduzione del contributo britannico al bilancio comunitario (v. Bilancio dell’Unione europea), sollevato da Margaret Thatcher, dominò l’agenda della Commissione Thorn. La Commissione e il suo presidente dovettero affrontare tale problema tenendo conto degli accordi del 30 maggio 1980, che chiedevano alla Commissione di proporre entro il giugno del 1981 una serie di riforme per uno sviluppo più equilibrato delle politiche comuni, tali da garantire che non si verificassero più “situazioni inaccettabili” per uno Stato membro, come denunciato dal governo di Londra. Costretta a muoversi in un quadro complesso e in parte contraddittorio, e affermato sebbene T. nel suo discorso programmatico nel febbraio 1981 avesse dichiarato che «la Comunità non si può costruire a prezzo fisso, all’uno per cento», la Commissione rinunciò a presentare proposte per reperire nuove risorse. D’altronde, il dissidio tra i paesi membri era in realtà politico più che contabile. I Nove si dimostrarono prigionieri di una serie di veti incrociati. Dossier, prezzi agricoli, pesca, energia, erano legati a un compromesso sul problema inglese perché la situazione potesse sbloccarsi facilmente. Malgrado affermato affermasse ripetutamente di voler uscire dallo schema rigido dei termini del «mandato del 30 maggio» per definire una ristrutturazione globale della costruzione europea, la Commissione guidata da T. non riuscì a dare un chiaro indirizzo politico per un approfondimento dell’integrazione (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della).
Poiché non proveniva da un grande paese, il presidente della Commissione fu in un certo senso messo in ombra dai membri più influenti del Consiglio europeo, il quale peraltro nello stesso periodo non brillò certo per capacità decisionale. Si scontravano due approcci: una linea “rigorista” anglo-tedesca, favorevole a un contenimento delle spese agricole ma non alla dilatazione delle spese di bilancio per sviluppare nuove politiche, e una linea franco-italiana, favorevole a risolvere gli squilibri di bilancio non con elementi strettamente contabili ma attraverso lo sviluppo di nuove politiche comuni. In questo modo il negoziato avrebbe assunto il carattere globale auspicato dalla Commissione. Alla fine, del “mandato” rimase in piedi solo il capitolo relativo alla compensazione finanziaria al Regno Unito, risolto al Consiglio europeo di Fontainebleau nel giugno 1984 (v. Accordi di Fontainebleau), che approvò un meccanismo di rimborso del contributo “eccessivo” al bilancio comunitario da parte di Londra. Una procedura “speciale”, con imponenti riunioni di vari Consigli dei ministri (v. Consiglio dei ministri), aveva fallito nel trovare un compromesso tra i vari problemi sul tappeto: riforma della Politica agraria comune (PAC), rimborso britannico, nuove risorse, ampliamento. Dopo il fallimento del Consiglio europeo di Atene nel dicembre 1983, di fronte al Parlamento europeo il presidente della Commissione T. criticò l’abbandono delle procedure comunitarie e “l’ipertrofia” del ruolo assegnato al Consiglio europeo, che aveva finito per deresponsabilizzare i Consigli specializzati e creato confusione tra aspetti tecnici e aspetti politici.
Va anche detto che i provvedimenti varati dalla Commissione europea nel 1983 per una prima riforma della PAC rappresentano in ogni caso il principale risultato positivo della presidenza T. Tali provvedimenti introducevano, tra l’altro, una politica restrittiva in materia di prezzi e un sistema di quote di produzione per frenare la produzione lattiero-casearia che rischiava di mettere a serio rischio le finanze comunitarie.
Durante la presidenza T. e malgrado gli sforzi della Commissione non si riuscì a superare l’impasse nei negoziati per l’ampliamento alle nuove democrazie mediterranee e solo nel marzo 1985 saranno chiuse le trattative con Spagna e Portogallo.
La riduzione delle barriere commerciali per la creazione di un vero Mercato unico europeo era un tema che all’inizio degli anni Ottanta, con un’economia europea in fase di ristagno e di declino industriale, stava diventando sempre più urgente. Sulla scia della sentenza relativa al caso Cassis de Dijon del 1979, la Commissione Thorn tentò di introdurre misure per raggiungere standard di produzione comuni in molti settori, ma gli Stati si opposti opposero a un loro recepimento. La Commissione guidata da T. in un certo senso contribuì a preparare il terreno al lavoro della Commissione Delors, in vista dell’Atto unico europeo.
Nonostante l’impegno del presidente T. nel difendere il ruolo e le prerogative dell’esecutivo, non si può non rilevare la scarsa incisività riformatrice della Commissione in questo periodo. Fu il Parlamento europeo, sotto l’impulso di Altiero Spinelli e del suo progetto di Trattato sull’Unione europea approvato nel febbraio 1984, a dare una “scossa” politica per superare le difficoltà del processo politico-decisionale nella Comunità (v. anche Processo decisionale).
Gaston Thorn è morto il 26 agosto 2007.
Marinella Neri Gualdesi (2010)