Tierno Galván, Enrique
T.G. nacque l’8 febbraio 1918 a Madrid da una famiglia di piccoli proprietari terrieri originaria della provincia di Soria. Giovanissimo, con simpatie anarchiche, combatté nelle file dell’esercito repubblicano durante la guerra civile e alla fine del conflitto fu internato per nove mesi in un campo di concentramento franchista. Conseguita la laurea in giurisprudenza nel 1942 presso l’Università centrale di Madrid, nel 1944 si laureò in filosofia all’Università di Murcia, conseguendo l’anno successivo il dottorato in giurisprudenza presso l’Università di Madrid con una tesi sull’influenza di Tacito sui pensatori politici del siglo de oro spagnolo. In essa T.G. affrontava il tema della fortuna di Tacito nel paese iberico, soffermandosi sui suoi traduttori e chiosatori e ricostruendo il clima culturale dell’epoca. Qualche tempo dopo ottenne la cattedra di diritto politico nell’Università di Murcia, dove insegnò dal 1948 al 1953. Passato all’Università di Salamanca (1954-1965), vi pubblicò dal 1954 al 1964 il Boletín informativo del seminario de derecho político che guardava all’Europa e introduceva negli ambienti studenteschi il meglio della cultura filosofica e politica del continente: da Ludwig Wittgenstein – del quale T. G. tradusse nel 1957 il Tractatus Logico-Philosophicus – al marxismo eterodosso e critico di Ernst Bloch, György Lukács, Antonio Gramsci, passando per pensatori come Bertrand Russell, Aldous Huxley e Jean-Paul Sartre. A Salamanca, attorno a T.G. si costituisce anche il nucleo di allievi che sarà poi noto come il “grupo Tierno” (Raúl Morodo, Fernando López Morán, Vicente Cervara, e in un secondo momento Elías Diaz con altri).
Dopo una prima fase definita da alcuni studiosi come “neotacitista” (1946-1953), fondata sulla ripresa critica di Machiavelli e contraddistinta dagli studi sul Barocco, il passaggio a Salamanca e l’avvio del “Boletín” segnarono l’avvio di una seconda fase nel pensiero di T.G., denominata fase “funzionalista”, che si protrarrà fino al 1962-1963 e fu caratterizzata dalla ricezione della filosofia neopositivista e del pensiero analitico anglosassone. Frutto di questa fase furono le XII tesis sobre el funzionalismo europeo, che T.G. pubblicò nell’ultimo numero del “Boletín” del 1955, come basi culturali della neonata l’Asociación para la unidad funcional de Europa, associazione pluralista nella quale convivevano liberali, progressisti e conservatori, che propugnava l’unità europea. L’associazione a sua volta curò la pubblicazione del periodico “Europa a la vista” della quale uscirono, tra varie difficoltà, appena due numeri. Nella nona delle dodici tesi si legge che ogni membro collettivo di una comunità superiore quale l’Europa che pretenda di arrivare a una stabile integrazione deve tenere in conto tre diritti fondamentali (il diritto a non essere d’accordo, il diritto di decidere e il diritto di partecipare) ai quali corrispondono altrettanti doveri (di obbedire, di collaborare e di tollerare) (v. Integrazione, teorie della). Nella dodicesima tesi, anche in riferimento all’eredità cristiana, si afferma il rigetto di ogni totalitarismo in quanto esclude la libertà e la dignità umana. In questi anni T.G. non disdegnò e anzi coltivò i rapporti con gli ambienti monarchici più aperti, come dimostra la sua partecipazione alla fondazione, nel 1957, dell’Unión española, raggruppamento capeggiato da Joaquin Satrustegui. Il piccolo gruppo di giovani docenti universitari e diplomatici ai primi passi della carriera raccolto attorno a T.G. propugnava il superamento dei vecchi nazionalismi e guardava con occhio pragmatico all’Europa della scienza e della tecnica, della quale auspicava l’unificazione.
La terza fase del pensiero di T.G., dall’inizio degli anni Sessanta in poi, fu segnata dalla critica dell’umanesimo tradizionale e dall’approdo a un neoumanesimo di ispirazione marxista. In questi anni T.G. divenne uno degli esponenti più rappresentativi dell’opposizione antifranchista all’interno del paese. Nel 1962 impartì lezioni presso l’Università di Princeton negli Stati Uniti dove si recò come visiting professor. Alla fine dello stesso anno assieme ad altri membri del suo gruppo aderì al Partido socialista obrero español (PSOE). Nel 1965 fu allontanato dall’insegnamento universitario assieme ad Aranguren e a García Calvo per aver sostenuto alcune iniziative studentesche di chiaro segno antifranchista. Espulso dal PSOE nel 1965 due anni dopo avervi aderito, per incomprensioni con il segretario Rodolfo Llopis, per le sue simpatie verso don Juan di Borbone e per il suo marxismo poco ortodosso, dopo un nuovo soggiorno a Princeton e a Puerto Rico (1966-67), fondò, nel gennaio del 1968, il clandestino Partido socialista del interior, che dal 1974 adottò la denominazione di Partido socialista popular (PSP). Partecipò poi alla fondazione della Junta democrática che raccoglieva una parte dell’opposizione antifranchista. Reintegrato nei ranghi universitari e recuperata la cattedra di Salamanca solo dopo la morte di Franco, passò a quella di diritto politico presso l’Università autonoma di Madrid. Nelle elezioni del 1977 fu eletto deputato per Madrid del PSP al Congresso dei deputati. Ma il partito ottenne un risultato deludente (4,5% dei voti, 6 deputati e 2 senatori). Così nel 1978 la piccola formazione socialista confluì nel PSOE e T.G. fu designato presidente onorario dei socialisti riuniti. Nel congresso socialista del 1979 votò contro l’abbandono del riferimento al marxismo. Nell’aprile del 1979 fu eletto sindaco di Madrid con il voto di socialisti e comunisti, carica nella quale fu riconfermato nelle elezioni dell’aprile del 1983. Come amministratore della capitale raggiunse una popolarità eccezionale, distinguendosi per le iniziative di ammodernamento della città (sistemazione della zona antistante la stazione Atocha, risanamento del letto del Manzanares, riordino di Puerta del Sol), per la sua capacità di entrare in sintonia con le aspirazioni di ampi strati della popolazione madrilena, che prese a chiamarlo con affetto viejo professor, per il suo giovanilismo e il sostegno allo spirito della movida. Il tutto senza mai perdere il legame tutto speciale che lo univa alle migliori tradizioni spagnole, come rivelano i suoi bandi, coltivati come un vero e proprio genere letterario. Afflitto da una grave malattia, T.G. si spense all’età di 67 anni a Madrid il 19 gennaio 1986. Davanti al suo feretro sfilarono decine di migliaia i madrileni che due giorni dopo parteciparono in massa al funerale.
Personalità dal carattere non sempre facile, agnostico e tuttavia sensibile ai temi dell’esperienza religiosa e ai valori del cristianesimo, socialista con saldi vincoli sul piano culturale e ideologico con il marxismo, al quale non volle rinunciare, contrario all’ingresso della Spagna nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), T.G. fu pragmaticamente monarchico – fautore cioè di una salida (“uscita”) monarchica dal franchismo – senza mai abiurare le proprie radicate convinzioni repubblicane, e tra i pionieri dell’europeismo spagnolo. Un europeismo che concepì anzitutto come riconoscimento dell’esistenza di uno spazio comune sul piano culturale prima che politico e istituzionale.
Alfonso Botti (2010)