Tindemans, Léo
T. (Zwijndrecht 1922) si è laureato in scienze commerciali ed economiche all’Università di Anversa e in scienze politiche e sociali all’Université catholique di Lovanio. Nel 1958 è nominato segretario generale del suo partito, il Christelijke Volkspartij-Parti Social Chrétien (PSC-CVP), prima di proseguire la carriera ministeriale come ministro delle Relazioni comunitarie (1968-1972), ministro dell’Agricoltura e delle Classi medie (1972-1973), vice primo ministro e ministro del Bilancio (1973-1974), primo ministro (1974-1978), e ministro degli Esteri dal 1981 al 1988. Nel 1992 ottiene il titolo onorifico di ministro di Stato.
Mentre è primo ministro del Belgio, il 29 dicembre 1975 T. presenta il rapporto che porta il suo nome sull’Unione europea, in seguito all’incarico che gli era stato affidato dai capi di Stato e di governo degli Stati membri delle Comunità europee in occasione del Vertice di Parigi del 9-10 dicembre 1974. Mentre l’Europa in questo periodo conosce una fase di stagnazione e la crisi petrolifera manda in frantumi la solidarietà, T. afferma che «l’idea europea è la più grandiosa dalla fine della guerra» e invoca un rilancio europeo. Quindi il suo rapporto, presentato alla fine di numerosi colloqui con i governi, affronta in particolare un nuovo tentativo di integrazione economica e monetaria a partire dal Serpente monetario europeo, ossia il blocco delle monete europee che fluttuano insieme rispetto al dollaro. Inoltre, ritiene necessaria una migliore garanzia dei diritti fondamentali dei cittadini tramite riforme istituzionali, come per esempio quelle che rafforzano i meccanismi maggioritari (v. Maggioranza qualificata) nel Consiglio dei ministri o i poteri della Commissione europea e del Presidente della Commissione europea, o quelle che riguardano il Parlamento europeo – i cui membri dovrebbero essere eletti a suffragio universale e al quale andrebbero attribuiti poteri legislativi (v. Elezioni dirette del Parlamento europeo). Il rapporto preconizza anche una politica estera comune sulla base di una decisione a maggioranza, un dialogo nell’ambito della difesa e la creazione di un’agenzia europea per gli armamenti, perché – scrive T. – «se l’Unione europea non avesse i mezzi per coprire tutti gli aspetti delle nostre relazioni esterne, rimarrebbe al di sotto del suo compito». Il Rapporto T., giudicato troppo ambizioso, rimarrà senza seguito. Il Vertice dell’Aia, il 29-30 novembre 1976, si limita ad affermare in termini generali che l’Unione europea si costruirà progressivamente consolidando e sviluppando le acquisizioni comunitarie, in quanto i Trattati esistenti possono servire di base per nuove politiche.
Nella convinzione che il suo paese debba essere un membro leale dell’Alleanza atlantica T., mentre è ministro degli Esteri, decide di accogliere nuovi missili dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) malgrado la forte opposizione di una parte dell’opinione pubblica belga e le imponenti manifestazioni di protesta. In questa fase la tensione fra Est e Ovest si è acuita dopo l’invasione dell’Afghanistan da parte delle truppe sovietiche nel 1979. Il 14 marzo 1985 T., che nel governo belga è uno dei più favorevoli all’installazione dei missili, dichiara al giornale “Le Soir”: «Non si governa con i sondaggi». Il 14 marzo 1985 il governo belga finisce per dare il suo consenso all’installazione di 16 missili in Belgio, rimettendosi per il resto (altri 32 missili da collocare nel 1987) all’evoluzione dei negoziati fra USA e URSS a Ginevra. Alla vigilia di questa presa di posizione, T. si trova a Mosca, dove incontra Gromyko in occasione dei funerali del segretario del partito comunista Tchernenko. I sovietici respingono una proposta concreta in base alla quale fra russi e americani si sarebbero dovuti avviare dei negoziati separati su queste armi a Ginevra; in cambio il Belgio avrebbe prolungato la sua moratoria sullo stazionamento dei missili.
Alla fine, dopo gli anni promettenti che portano alla conferenza di Helsinki, il periodo compreso fra il 1975 e il 1984 è a tal punto cupo che il ministro degli Esteri belga T., nel dicembre 1983, propone all’Alleanza di verificare che il Rapporto Harmel (v. Piano Harmel) possa sempre essere applicato. La ricerca della distensione non era stata utopistica, paradossale? È possibile trattare i paesi dell’Est come potenziali avversari militari e al tempo stesso come partner? I compiti di difesa e di distensione, termini che del resto si ritrovano nel rapporto T. del 1975, sono sempre complementari? La crisi polacca del 1981 non aveva rafforzato l’impressione che la sintesi del lavoro Harmel fosse inadeguata? Lo studio elaborato dal Belgio, concluso nel maggio 1984, pone l’accento sulla difesa e imputa il calo della distensione alla sola Unione Sovietica. La risposta del Consiglio permanente nel rapporto del 31 maggio 1984 non lascia spazio ad alcuna ambiguità: «L’approccio equilibrato – vi si legge – definito nel rapporto sull’avvenire del 1967 conserva tutto il suo valore: le politiche a lungo termine più adeguate sono il mantenimento di una potenza militare e di una solidarietà politica sufficienti e, su questa base, la ricerca di relazioni più stabili tra i paesi dell’Est e dell’Ovest attraverso il dialogo e la cooperazione. […] L’esperienza prova che un’esecuzione integrale coerente e realistica dei due compiti principali dell’Alleanza, esposti nel rapporto del 1967, rimane necessaria». Al problema posto da T. l’Alleanza risponde che non bisogna scoraggiarsi e la storia le ha dato ragione perché qualche mese dopo Michail Gorbačëv avrebbe cominciato a cambiare gradualmente i rapporti Est-Ovest. D’altra parte, nel dicembre 1983, T. aveva chiesto anche una politica europea di difesa e tentato invano di rilanciare l’Unione dell’Europa occidentale (UEO) in un quadro atlantico.
Dal 1992 al 1994 T. è anche presidente del gruppo Partito popolare europeo (PPE) al Parlamento europeo, di cui è deputato dal 1979 al 1981 e dal 1989 al 1999. In particolare è attivo all’interno della Commissione Affari esteri, Politica di sicurezza e di difesa e della Commissione sicurezza e disarmo. Docente all’Université catholique di Lovanio (KUL), è anche dottore honoris causa della City University di Londra, della Heriot-Watt University di Edimburgo e dell’Università di Georgetown.
Vincent Dujardin (2010)