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Trichet, Jean-Claude

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T. (Lione 1942) dopo il diploma dell’École des Mines di Nancy frequenta l’École national d’administration (ENA). Negli anni di studio all’ENA simpatizza per il Parti socialiste unifié e frequenta la Confédération française du travail (CFDT); successivamente collabora alla commissione economica del Parti socialiste. Pur conservando alcune amicizie e alcune sensibilità culturali di questo periodo di formazione, egli dimostrerà in seguito di saper collaborare con uomini politici di varie tendenze.

Nel 1971, uscito dall’ENA T. sceglie di entrare nel ramo dell’ispezione delle finanze; nel 1978 diventa consigliere tecnico per le questioni industriali del ministro dell’Economia, René Monory, e, poco dopo, consigliere tecnico per l’industria, l’energia e la ricerca del Presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing (1978-1981). Nel 1981 passa all’amministrazione del Tesoro, all’interno della quale diventa prima vicedirettore degli Affari bilaterali, poi (nel 1985), è promosso dal ministro socialista delle Finanze Pierre Bérégovoy, capo del servizio degli Affari internazionali.

Tra il 1986 e il 1987 T. è chiamato a dirigere il gabinetto di Édouard Balladur, ministro dell’Economia, delle Finanze e della Privatizzazione, dal quale nell’agosto del 1987 è nominato direttore del Tesoro, carica molto influente che l’ex simpatizzante socialista conserva al ritorno della sinistra al governo nel 1988. Negli anni trascorsi alla direzione del Tesoro T., accantonata la sua predisposizione alla svalutazione degli anni Settanta, diventa sostenitore di una politica monetaria di rigore tesa a far guadagnare competitività all’economia francese sul piano internazionale combattendo l’aumento dei costi e dei prezzi (la cosiddetta “deflazione competitiva”).

Nel 1991-1992, in qualità di direttore del Tesoro e di rappresentante personale del ministro dell’Economia, delle Finanze e del Bilancio, T., assieme a Pierre de Boissieu, suo compagno all’ENA e rappresentante personale del ministro degli Affari esteri, gioca un ruolo importante di coordinamento e mediazione durante i negoziati per il trattato sull’Unione europea (v. anche Trattato di Maastricht). In questo ambito il ministro Bérégovoy gli affida la missione di vegliare affinché la condizione sine qua non imposta dai tedeschi di una politica monetaria gestita da una banca centrale europea indipendente sia equilibrata da una politica economica decisa dal Consiglio europeo e dal Consiglio dei ministri.

Nel settembre 1993 T. è nominato governatore della Banca di Francia, in un momento di crisi dell’economia francese e del franco. La sua posizione antiinflazionista, a difesa del “franco forte”, lo porta a un conflitto intermittente con il Presidente della Repubblica Jacques Chirac, eletto nel 1995.

Dalla seconda metà degli anni ottanta T. acquista un profilo internazionale: presidente del Club di Parigi (1985-1993); presidente del Comitato monetario europeo (1992-1993); governatore supplente della Banca mondiale (1987-1993) e del Fondo monetario internazionale (1987-1993 e 1995-2003), governatore della Banca mondiale dal 1993 al 1995; amministratore della Banca europea degli investimenti nel 1987, della Banca dei regolamenti internazionali nel 1993 e dell’Istituto monetario europeo (IME) dal 1994 al 1998.

Nel novembre del 1997 Chirac, in un comunicato congiunto con il primo ministro Jospin, propone il nome di T. per la poltrona di presidente della Banca centrale europea (BCE), che inizierà la propria attività nel giugno seguente. La proposta stupisce gli altri membri dell’Unione europea, poiché il nome di Wim Duisemberg, presidente dell’IME, sembra imporsi come primo presidente della BCE e ha il sostegno di Germania, Paesi Bassi e Belgio. In occasione del Consiglio europeo del 1°-2 maggio 1998 si profila così il rischio di un doppio veto che elimini contemporaneamente i due candidati. Dopo ore di tensione è raggiunto un compromesso: si decide di nominare Duisemberg, ma gli sarà chiesto di non portare a termine il proprio mandato di otto anni; è tacitamente inteso che sarà T. a succedergli.

Nel 2000 questo compromesso è messo in dubbio dallo scandalo del Crédit lyonnais (CL), allora banca di proprietà dello Stato francese: la giustizia parigina indaga sui suoi bilanci degli anni 1992-1993 sospettati di essere falsi; l’inchiesta porta alla luce come manipolazioni fraudolente di tali bilanci abbiano coperto il più grande disastro bancario della storia europea, stimato attorno ai 150 milioni di franchi francesi dell’epoca. T. è indagato per complicità nella presentazione di bilanci inesatti e per la diffusione di informazioni false sul CL. Il 18 giugno 2003 è scagionato dalle accuse e può in tal modo succedere, il 1° novembre seguente, al dimissionario Duisemberg alla testa della BCE. I primi mesi del suo mandato mostrano una sostanziale continuità rispetto al suo predecessore nella scelta del rigore monetario.

Lucia Bonfreschi (2010)