Ulbricht, Walter
U. (Lipsia 1893-Döllnsee 1973) inizia nel 1907 l’apprendistato come ebanista. Già nel 1908 prende parte attivamente alla politica nel corso di uno sciopero della categoria.
Nel 1908 U. si iscrive a un’organizzazione socialista giovanile (Arbeitjugend-Bildungsverein Alt-Leipzig) e legge le opere di Karl Marx, Friedrich Engels e August Bebel. A diciotto anni, nel 1912, entra nel partito socialista (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD), che aveva raggiunto nelle ultime elezioni un risultato elettorale molto positivo, diventando la frazione più forte nel Reichstag. Subito inizia a far carriera: già nel 1913 entra nella “Korpora”, l’organo più ristretto del livello dei funzionari nel partito. Dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, U. si schiera con il gruppo Liebknecht, l’ala sinistra del socialismo cui apparteneva Rosa Luxemburg e lo stesso Karl Liebknecht e pubblica scritti di propaganda politica contro la guerra e contro l’imperialismo. Il 23 maggio del 1915 U. si unisce al fronte tedesco nel corpo di fanteria, ma diserta per due volte consecutive.
La situazione politica di tutte le città tedesche nel dopoguerra è contrassegnata da forti disordini e insurrezioni da parte delle classi operaie e dei soldati, i quali riescono per alcuni giorni a governare la città di Lipsia. U., schierandosi con le posizioni della sinistra più intransigente, rifiuta gli sforzi del governo socialdemocratico di reinstaurare l’ordine sociale e si pronuncia per la socializzazione dei beni di produzione e per il governo dei consigli degli operai e dei soldati.
Nel 1917 il gruppo intorno a Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (Spartakusbund) e i socialdemocratici indipendenti (Unabhängige sozialdemokratische Partei Deutschlands, USPD) si erano divisi dal Partito socialdemocratico, formando il nucleo di quello che diverrà a cavallo fra il 1918 e il 1919 il Partito comunista tedesco (Kommunistische Partei Deutschlands, KPD). U., membro dell’USDP, fa parte dal 1920 al Partito riunito comunista tedesco (Vereinigte Kommunistische Partei Deutschlands, VKPD), nato dalla fusione fra il KPD e l’USPD. Nel 1919 erano già stati requisiti e proibiti gli organi di stampa comunisti, “Klassenkampf” e “Rote Fahne”, per cui U. scriveva. Per tale attività viene emesso contro U. nel 1919 un ordine d’arresto, che tuttavia non conduce alla sua effettiva incarcerazione per mancanza di prove. Già nel 1920 viene emesso un altro ordine di arresto per il rivoluzionario U. che, d’ora in poi, dovrà vivere quasi sempre in clandestinità.
Nel 1920 U. viene eletto nella direzione del circondario della Sassonia occidentale per il partito VKPD. Poco dopo ricopre l’incarico di segretario regionale commissariale del partito comunista per il comprensorio della Turingia. In tale incarico dà prova di grande efficienza e viene perciò nominato segretario regionale nel 1921. Nel 1922 prende parte al quarto congresso mondiale del Komintern a Mosca, dove ha la possibilità di parlare con Lenin. In tale occasione si convince dell’utilità di installare delle cellule aziendali come unità organizzative di base del partito comunista. Nel 1923 viene promosso a far parte del comitato centrale della KPD, il secondo organo direttivo del partito.
Nel 1923 il nazional-liberale Gustav Stresemann diventa cancelliere. In tale momento storico, il governo sovietico decide di intraprendere la rivoluzione sociale in Germania, mobilitando la base afferente al partito comunista tedesco. Nel mese di luglio del 1923 U. diventa membro del consiglio militare della KPD, fondato a scopo rivoluzionario su suggerimento di Mosca, e da agosto è parte del comitato centrale dello stesso organo, che avrebbe dovuto dirigere la rivoluzione proletaria. La rivolta programmata il 9 novembre, però, non ha successo: le masse della Turingia e della Sassonia non aderiscono neanche allo sciopero generale. Contro U. viene emanato un mandato di arresto per ragioni di sicurezza, che sarà archiviato solo con l’amnistia del 1928.
Dal 1924 U. è a Mosca, dove, nella sezione organizzativa è responsabile del progetto di sviluppo delle cellule aziendali. Sempre nel 1924 viaggia a Vienna per conto del Komintern e viene arrestato; si sposta poi in Cecoslovacchia e nel 1925 ritorna a Mosca dove abita all’Hotel Luxus, sede dei comunisti europei esuli. Nel 1925 Ernst Thälmann diviene presidente della KPD tedesca, inaugurando la trasformazione in senso bolscevico del partito. U., un anno dopo, ottiene un incarico come parlamentare nel Land della Sassonia; in tal modo, grazie alla sua immunità, può uscire dalla clandestinità. Il progetto politico a cui mira è quello di abbattere il blocco conservatore al governo attraverso l’azione violenta rivoluzionaria. Nel 1927 U. ritorna a far parte del comitato centrale della KPD e un anno dopo è eletto al Reichstag per la prima volta. Ad agosto 1928 U. diventa membro del partito comunista sovietico e, nello stesso anno, dopo il suo trasferimento a Mosca, diventa membro del segretariato Exekutivkommitee der kommunistischen Internationale (EKKI) del Komintern, una delle sezioni dirigenti. Nel 1929 fa parte dell’organo decisionale più importante della KPD, il “Politische Büro”, che decide delle linee politiche e dei compiti.
Dal 1929 è di nuovo in Germania, precisamente a Berlino, dove dirige la circoscrizione del KPD di Berlino-Brandenburgo-Lausitz-Grenzmark. A Berlino intraprende un duello politico con Joseph Goebbels, capo dei nazionalsocialisti della città. La rivalità fra i due personaggi politici non impedisce delle coalizioni temporanee fra i due partiti, come nel caso dello sciopero indetto a novembre 1932. U. è coinvolto nell’uccisione di due poliziotti, Paul Anlauf e Franz Lenk, il 9 agosto del 1931. Nel 1932 perde la guida della circoscrizione per la sua politica troppo aggressiva, ma mantiene il suo incarico nel Reichstag.
Con l’avvento al potere del nazionalsocialismo, molti dirigenti e parlamentari della KPD vengono arrestati. Anche contro U. viene emesso ad agosto del 1933 un mandato d’arresto, che lo costringe alla clandestinità. Solo all’inizio di ottobre U. emigra in Russia.
Le più importanti tappe dei suoi viaggi durante il suo esilio sono Parigi, Praga e Mosca. A Praga lavora con Franz Dahlem per guidare il lavoro del partito comunista tedesco sia organizzativamente, che politicamente. La cosiddetta conferenza di Bruxelles della KPD nel 1935 sancisce il successo di U., che rinnova i suoi incarichi nel Politburo e nel comitato centrale del partito. Nell’ottobre del 1935 U. torna a Praga, sempre per organizzare la KPD tedesco. Da Parigi un altro attivista comunista, Willi Münzenberg, organizza la Resistenza attraverso la creazione del fronte popolare contro Hitler (Volksfront). La rivalità fra U. e Münzenberg conduce a una serie di processi politici interni e al trionfo di U., pagato al prezzo del fallimento del fronte popolare.
Nel 1938 le purghe staliniste si abbattono su tutto il partito: l’unica maniera per sopravvivere è per i funzionari e politici adeguarsi alla politica del terrore. La KPD installa una commissione di “autoepurazione” (Selbstreinigungsklommission), di cui fanno parte U., Herbert Wehner, Philipp Dengel. I tre commissari seguono puntualmente le direttive del partito comunista sovietico.
Il patto tra Hitler e Stalin nel 1939 provoca cambiamenti molto rilevanti nella linea politica del partito comunista e, pertanto, sconcerto della base e dei funzionari, che devono adeguarsi al nuovo corso. U., il quale aveva proclamato la necessità di far fronte comune con i partiti socialdemocratici contro il nazionalfascismo, non solo deve modificare la sua linea politica, ma è altresì incaricato, insieme con Wehner, di trovare la formula politica per propagandare l’inversione di rotta dell’azione sovietica. La successiva invasione della Russia cambia di nuovo radicalmente le linee politiche imposte da Stalin: U. vi si adegua e lavora sia alla radio contro il nazionalsocialismo, sia al fronte russo.
Nel 1943 il Komintern viene sciolto. Al posto della concezione centralistica di direzione internazionale del movimento comunista, viene inaugurata la “linea nazionale”, che prevede il supporto di forme nazionali più autonome all’interno del comunismo europeo. Per ogni nazione viene eletto un comitato antifascista. Quello tedesco, intitolato “Freies Deutschland” viene organizzato da U., Wilhelm Pieck, Wilhelm Florin, Anton Ackermann. Ufficialmente U. diventa solo un membro del comitato nazionale, composto di 28 membri, tuttavia assume in realtà la funzione di direzione della sezione organizzativa, essendo il creatore di tale organo.
Dal 6 febbraio 1944 iniziano i preparativi per un possibile ritorno in Germania della dirigenza della KPD: il partito comunista sovietico insieme con gli esuli tedeschi prepara il terreno per l’organizzazione e la programmazione delle linee politiche del dopoguerra. U. torna come vincitore in Germania: egli è stato uno dei pochi che ha sempre opposto una resistenza attiva al governo nazista. Ben presto il cosiddetto “gruppo U.”, diretto da U. e formato dai suoi collaboratori, assume le leve del governo della zona di occupazione sovietica, decidendo del personale politico. La sua iniziativa è però sempre molto limitata dalla circostanza che tutte le decisioni sono sottoposte al controllo del partito sovietico. All’inizio il governo della zona di occupazione sovietica prevede la collaborazione di tutte le forze politiche nel “blocco dei partiti antifascisti”, dei socialdemocratici insieme con i comunisti, la Christlich demokratische Union (CDU) e i liberali (Liberal-demokratische Partei Deutschlands, LDPD). Tale composizione paritetica è però solo apparente: le funzioni più delicate, da quelle supreme di polizia a quelle organizzative, vengono assunte da esponenti comunisti. Un’altra concessione del partito comunista sovietico agli ordinamenti occidentali è la conservazione dell’iniziativa privata in economia.
Gli insuccessi dei comunisti in Ungheria e in Austria spingono il Cremlino a rivedere la linea politica e a richiedere la riunione dei socialdemocratici e dei comunisti tedeschi in un unico blocco: viene così fondato nel 1946 la Sozialistische Einheitspartei Deutschlands (SED). La strategia di Stalin è finalizzata in questo momento storico a stabilire il confine dell’“impero sovietico” sul Reno e non sull’Elba e a riunire tutta la Germania sotto un governo comunista; per tale ragione egli non solo concede alla Germania orientale la conservazione di alcune strutture economiche e politiche precedenti, ma spinge U. e i dirigenti tedeschi ad attivarsi per l’unificazione tedesca. A tale scopo U. impiega le sue energie ed effettua ripetutamente viaggi nella parte occidentale, per tenere discorsi e contatti con la classe politica dirigente. La finalità posta da Stalin riguardo alla questione tedesca risponde perfettamente alle idee di U.: questi aveva supportato, già a partire dalla sua attività nella Repubblica di Weimar, la costituzione di un governo di operai e contadini, e cioè la dittatura del proletariato.
Nel 1949 viene costituito il primo governo della zona di occupazione sovietica, in risposta al neoeletto governo di Konrad Adenauer della Germania Ovest. A U. spetta il ruolo primario: egli diventa capo della SED nel 1950, assumendo una posizione più influente rispetto al presidente Pieck. Inoltre U. diventa capo del comitato centrale della SED, luogo principale di decisioni politiche: tutte le regolamentazioni e le leggi devono passare ed essere approvate da tale istituzione. In tal modo U. acquista un vero e proprio diritto di veto su tutte le disposizioni emanate in territorio tedesco orientale e trasforma il comitato centrale in uno strumento personale di potere.
L’atteggiamento del partito comunista verso la “questione tedesca” subisce all’inizio degli anni Cinquanta una svolta, per la candidatura della Repubblica Federale Tedesca all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). In risposta Stalin propone nel 1952 una soluzione per l’unificazione tedesca: la proposta prevede la libera economia di mercato, il ritiro delle potenze occupanti, e una propria armata per la Germania riunita. Unica condizione è che la Germania occidentale non entri in una coalizione difensiva nemica all’Unione Sovietica. Il rifiuto della proposta di Stalin da parte di Adenauer induce a un cambiamento di rotta: il territorio occupato dai sovietici deve diventare uno Stato indipendente a tutti gli effetti, il confine interno fra le zone di divisone tedesche viene rafforzato, il socialismo deve essere realizzato pienamente e viene costituita una forza armata. Questo è il contenuto dell’accordo stipulato il 26 maggio 1952, il quale, inoltre, impone una serie di restrizioni ai passaggi di frontiera e i trasferimenti forzati per gli abitanti delle zone di confine. In tale periodo ha inizio la collettivizzazione della proprietà agricola, la chiusura di organizzazioni religiose e la fondazione di organizzazioni giovanili paramilitari.
U. diventa, negli anni Cinquanta, il dittatore della Repubblica Democratica Tedesca (RDT): tutte le decisioni vengono prese direttamente da lui. Tale posizione di potere viene scalfita temporaneamente per la morte di Stalin nel 1953: l’opposizione interna e la rivolta della popolazione il 17 giugno riescono a ridurre in parte il suo potere. U. è costretto a esercitare l’autocritica e ad allargare le maglie della sorveglianza e del centralismo: tale svolta costituisce il cosiddetto “nuovo corso”. Vengono approvate misure che facilitano i viaggi fra le due Germanie, le misure contro le chiese si riducono, così come quelle contro la proprietà privata.
Già nel 1955, però, U. riacquista, grazie all’appoggio del regime sovietico, tutto il suo potere, segnando la fine del “nuovo corso”. L’elezione di Chruščëv e l’avvio della sua politica di riforme avversa alla precedente linea stalinista trova in U. un forte supporto. U. fa riabilitare per ragioni di opportunismo politico 73 membri della SED caduti in disgrazia e si distanzia dallo stalinismo. La sua repentina svolta non lo salva, però, dall’opposizione interna da parte di Karl Schirdewan ed Ernst Wollweber e dalla critica degli intellettuali. Tuttavia U. riesce a riottenere le fila della guida del partito e a eliminare i rivali politici già nel 1957, aiutato da Erich Honecker ed Erich Mielke.
Nel 1960 U. concentra nelle sue mani tutti i ruoli guida nella politica: assume la guida del consiglio di difesa (Nationaler Verteidigungsrat) creato nello stesso anno e, alla morte del presidente Walter Pieck, assume la carica di presidente del neoeletto consiglio di Stato, un organo creato secondo le esigenze dello stesso U. La carica di Presidente della Repubblica viene abolita. U. è libero, da questo momento, di attuare completamente i suoi progetti politici. Lancia la campagna per “sorpassare” i successi economici della Repubblica Federale Tedesca (RFT): a tal scopo investe nello sviluppo di nuove tecnologie. La politica economica si svolge su piani quinquennali e, a partire dal 1959, in base alla “legge sul piano settennale”.
La politica estera subisce un ulteriore inasprimento in questa fase, soprattutto per le relazioni intratedesche. Nel 1958 Chruščëv emana una nota indirizzata al governo della RFT, in cui invita gli alleati al ritiro delle truppe per creare una “libera città” a Berlino. U. vede nell’ultimatum del leader sovietico e nella seguente chiusura dei confini, la possibilità di stabilizzare il suo potere sulla RDT e di risolvere il problema delle emigrazioni dalla parte est a quella ovest. Pertanto propone, di fronte al rifiuto di Adenauer di scendere a compromessi con il regime sovietico, di chiudere il settore orientale di Berlino nel 1961. L’8 agosto 1961 inizia la costruzione del muro che dividerà Berlino fino al 1989. Per U. il muro significa il consolidamento della RDT e del suo governo comunista. Nel 1962 avvia la sua nuova linea economica (Neue ökonomische Systemder Planung und Leitung, NÖS) orientata allo sviluppo della produttività tramite l’aggiornamento tecnologico e la priorità delle finalità di sviluppo economico nella politica. Malgrado la sua dipendenza dalla materia prima proveniente dall’URSS, la RDT ottiene notevoli successi economici, che la classificano come uno dei paesi più sviluppati nell’area del blocco europeo orientale. A metà degli anni Sessanta, inoltre, U. liberalizza parzialmente la cultura e promuove una politica di educazione giovanile, trovando resistenze nel suo prossimo entourage, in particolare presso Honecker. La caduta di Chruščëv nel 1964 e l’elezione di Brežnev, contrario a qualunque tipo di riforma, sanciscono l’inizio della crisi del regime U.
Honecker, insieme con un gruppo interno al partito, si schiera contro la politica riformista del segretario della SED, accusando la “liberalizzazione” della cultura per aver condotto al disordine sociale. La politica economia di U. viene peraltro direttamente criticata dal leader sovietico. Nel 1965 finisce la breve parentesi, che aveva visto un allargamento nelle strette maglie della dittatura.
Il contributo più notevole dato da U. alla politica internazionale ed europea consiste nella sua difesa della questione dell’unificazione tedesca in chiave socialista, e, pertanto, nella sua proposta di ordine internazionale alternativa alla politica della Germania occidentale.
Nel 1965 U. ottiene uno dei suoi successi in politica estera tramite il riconoscimento da parte dello Stato dell’Egitto dello status di sovranità nazionale della RDT. Questa è la prima scalfittura della dottrina Hallstein (v. Hallstein, Walter), che non riconosceva a livello internazionale la RDT. Contemporaneamente aumentano gli sforzi di U. per intrecciare dei rapporti con la Germania occidentale e soprattutto con i socialdemocratici, in vista della riunificazione sotto un governo socialista. Il suo programma di scambio di conferenze, suggerito nel 1966, fallisce. Il suo ambito di manovra è però limitato dalla subordinazione della RDT alla politica sovietica. L’8 febbraio del 1967 i ministri dei paesi del Patto di Varsavia – eccetto la Romania – emanano un documento che impedisce la risoluzione della “questione tedesca”, perché subordina l’inizio delle trattative al riconoscimento dei confini attuali esistenti (confine Oder-Neiße), dell’esistenza dei due Stati tedeschi, e alla rinuncia della RFT a rappresentare da sola la Germania, così come all’abbandono delle armi nucleari. Questo documento è in effetti prodotto di Brežnev. Tuttavia, il cancelliere Kurt G. Kiesinger offre la possibilità di aprire una fase di distensione con la sua proposta a fine del 1967 di offrire crediti e aiuti per il commercio e di collaborare a progetti sportivi giovanili. U. reagisce positivamente a tale proposta e, per la prima volta nella sua carriera, si distanzia dalla linea politica del Cremlino. Così propone un incontro tra i vertici delle due Germanie. Nel 1968 rafforza la sua linea politica collaborativa proponendo, nel suo discorso del nove agosto, una serie di misure distensive: la normalizzazione dei rapporti con tutti gli Stati europei, l’accoglimento di entrambi gli Stati tedeschi nell’ONU, la firma al trattato di non proliferazione, la proposta di un trattato di non aggressione fra le due Germanie e il riconoscimento dei confini e dello status quo europeo.
L’iniziativa di U. è destinata a fallire per l’invasione della Cecoslovacchia, che mette gli Stati occidentali in guardia rispetto al blocco del patto di Varsavia. Inoltre, una pesante crisi economica si abbatte sulla Germania orientale; nemmeno la Russia aiuta il partner tedesco. Ciò, però, non impedisce a U. di ritornare sul tema della riunificazione, allorché i socialdemocratici si affermano nel governo tedesco occidentale: nel 1969 U. propone un incontro con il cancelliere Kiesinger e con il capo dello Stato Gustav Heinemann. L’iniziativa si scontra, però, con la volontà di Brežnev di evitare contatti diretti fra le due Germanie: a fine luglio questi invia due missive a U. in cui appoggia la politica di apertura ai socialdemocratici occidentali, ma respinge il progetto degli accordi diretti fra la RDT e la RFT. U. però non si rassegna e approfitta dell’elezione nella RFT del governo socialdemocratico guidato da Willy Brandt a settembre dello stesso anno, per rilanciare la sua politica di collaborazione. La sua determinazione provoca tensioni sia con l’URSS che con Honecker, schierato dalla parte di Brežnev. U. vede impotente il fallimento dei suoi sforzi: il colloquio fra i vertici delle due Germanie il 19 marzo del 1970 avviene senza la sua presenza e sotto la rigida direzione del regime sovietico e si risolve in un fallimento.
La sua politica estera, così come quella economica vengono criticate non solo dall’opposizione interna guidata da Honecker, ma dallo stesso partito comunista sovietico. Il 12 aprile del 1971 Brežnev si decide per una divisione del potere ai vertici della RDT: U. si deve ritirare dal ruolo di segretario di partito, che invece assume Honecker; in compenso mantiene la sua funzione di presidente del consiglio di Stato. Dopo un travagliato periodo di discussione interna e di critica alla sua azione politica, U. muore a seguito di un ictus il primo agosto del 1973.
Patricia Chiantera-Stutte (2010)