Usellini, Gugliemo
Nato il 10 ottobre 1906 ad Arona, in provincia di Novara, U. sin da giovane fece sua l’ideologia e le posizioni del socialismo, con cui era venuto a contatto durante i suoi studi universitari a Milano. Diede assai presto prova del suo talento per il giornalismo e della sua capacità di scrivere: a soli ventiquattro anni fondò una rivista d’arte, “L’Arca”, proibita due anni dopo, nel 1932, dalla censura fascista.
Nel 1935 si trasferì a Roma. Lavorò per un breve periodo a “La Tribuna” come critico d’arte e, poi, al ministero della Cultura popolare dove lavorò come addetto alla revisione e allo studio artistico e storico dei progetti e delle sceneggiature per i servizi della cinematografia. Acquistò notorietà anche come sceneggiatore e soggettista di film tanto che, nel 1939, venne assunto a Cinecittà (sua, tra le altre, la sceneggiatura del film Scipione l’Africano).
Collegatosi con diversi esponenti dell’antifascismo milanese e fiorentino, venne in contatto con il Manifesto di Ventotene. Coinvolto nell’attività di propaganda e proselitismo del Movimento federalista europeo (MFE), insieme a Cerilo Spinelli, U. curò la redazione del primo numero de “L’Unitàeuropea”, l’organo di stampa del MFE, che venne pubblicato a sue spese.
Dopo l’arresto e la condanna del Tribunale speciale fascista per propaganda sovversiva, con una fuga rocambolesca insieme al suo compagno di cella, il regista Luigi Comencini, riuscì a sfuggire la deportazione nei Lager in Polonia. Riparato in Svizzera ai primi di dicembre del 1943, lavorò per diffondere l’idea federalista e portare avanti quello che fu il suo sforzo politico fondamentale nell’anno e mezzo che trascorse in terra elvetica, vale a dire il tentativo di avvicinare il più possibile il suo partito, il Partito socialista italiano di unità proletaria, alle posizioni federaliste. Strumenti fondamentali attraverso cui condusse questa azione furono “Libera stampa” e “L’Avvenire dei lavoratori”, di cui divenne direttore dopo il rientro in Italia di Ignazio Silone, alla fine del 1944.
Con la fine della guerra U. riprese a praticare la professione di giornalista, collaborando al “Corriere della sera” e a “L’Avanti”, e si occupò del consolidamento organizzativo del MFE, di cui, insieme a Luigi Gorini, tenne le redini fino all’ottobre 1946. Ma l’apporto di U. alla battaglia per la Federazione europea si concretizzò anche in un altro impegno che divenne per lui così assoluto e totalizzante da compromettere la sua stessa salute (v. anche Federalismo). Egli infatti ricoprì un ruolo fondamentale nel processo di costruzione di un’organizzazione federalista che non fosse solo nazionale, ma anche europea. Lo troviamo infatti tra i fondatori dell’Unione europea dei federalisti (UEF), di cui divenne segretario generale aggiunto nel 1949 e l’anno dopo segretario generale, carica da lui tenuta fino alla sua scomparsa, avvenuta a Parigi nel 1958 a seguito di un attacco di cuore preannunciato da una cronica debolezza cardiaca.
In questi lunghi dieci anni lavorò incessantemente per assicurare una continuità all’azione federalista a livello europeo, cercando, con le sue qualità di tessitore e mediatore, di tenere aperto il dialogo tra le diverse anime dell’UEF e di far avanzare, attraverso un paziente lavoro di convincimento, le tesi più radicali dei federalisti italiani. Diede un contributo fondamentale alle più coraggiose iniziative per l’unità europea: dal primo Congresso dell’Aia del Movimento europeo alla Petizione per il Patto di unione federale del MFE italiano, dalla Conferenza giuridica di Lugano al Consiglio dei popoli di Strasburgo, dalla campagna a favore della Comunità europea di difesa a quella per la Comunità politica europea. E, quando il progetto di un esercito europeo fallì, nel 1954, ancora al fianco di Altiero Spinelli si dedicò all’azione per il Congresso del popolo europeo.
Sensibile ai richiami della sua vecchia professione, si preoccupò costantemente della funzione che spettava alla stampa nell’informare l’opinione pubblica dei problemi reali dell’unificazione europea. Nel luglio 1952 organizzò a Bellagio un primo incontro europeo della stampa e un secondo nell’aprile 1953 a Venezia, al quale parteciparono più di cinquecento giornalisti provenienti da tutto il Continente. Nel 1956 fu, inoltre, tra i fondatori della rivista “Nouvelles européennes et mondiales”.
Cinzia Rognoni Vercelli (2010)