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Van den Broek, Hans

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V.d.B. (Parigi 1936), politico olandese di grandissimo spessore, membro del partito cattolico (Christen-democratisch Appèl, CDA), ministro degli Esteri dal 1982 al 1993 e commissario europeo dal 1993 al 1999, crebbe in un ambiente cattolico ed estremamente stimolante sotto il profilo intellettuale. Dopo il diploma, studiò giurisprudenza alla Rijksuniversiteit di Utrecht, specializzandosi altresì in gestione aziendale presso l’Istituto superiore “De Baak”, a Noordwijk.

Tornato a Rotterdam, dal 1965 al 1968 esercitò, con serietà e rigore, la professione di avvocato. Estremamente versatile e intellettualmente vivace, nel 1968 si avvicinò al mondo degli affari. Entrato in servizio presso l’Enka-Glanzstoff (ora Akzo-Nobel), ad Arnhem, dal 1969 al 1972 fu impiegato come segretario presso la direzione generale della società, per poi assumere la funzione di direttore commerciale, che svolse fino al 1976.

Il 1970 segnò l’avvio della carriera politica di v.d.B. Già attivo nell’ambito del partito cattolico (Katholike Volspartij, KVP), fu eletto membro del consiglio comunale di Rheden, la sua città di residenza. Nel 1976 era eletto nelle liste del KVP alla Camera bassa del Parlamento. Due anni dopo entrava nella dirigenza del partito. In tale ambito, oltre a occuparsi delle principali questioni giuridiche e di politica estera, con particolare riferimento al problema della cooperazione allo sviluppo, partecipò attivamente al processo di riforma interna del KVP, contribuendo alla fondazione, l’11 ottobre del 1980, del nuovo partito cristianodemocratico, il Christen-Democratisch Appèl, CDA, nato dalla fusione tra i cattolici del KVP, i protestanti-democratici dell’Anti-revolutionaire Partij (ARP) e i cristiano-democratici del (Christelijk-historische Unie (CHU).

L’anno successivo, v.d.B assumeva il suo primo incarico presso il ministero degli Esteri. Designato segretario di Stato dal secondo governo del cattolico Andreas A.M. Van Agt, si occupò essenzialmente delle problematiche dell’integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della), acquisendo una vasta conoscenza dei meccanismi di funzionamento dell’apparato istituzionale comunitario (v. Istituzioni comunitarie), nonché delle dinamiche negoziali dell’Europa dei Dieci.

Il 4 novembre 1982, con l’insediamento della prima coalizione governativa guidata dal leader del CDA, Ruud Lubbers, il quale era peraltro legato a v.d.B. da una profonda amicizia, iniziava la lunga permanenza del giurista cristiano-democratico al vertice del dicastero degli Esteri, conclusasi il 3 gennaio 1993.

La vicenda ministeriale di v.d.B. non si caratterizzò soltanto per l’eccezionale longevità. In effetti, il suo mandato si sviluppò in un quadro europeo e internazionale in forte evoluzione, segnato dagli ultimi sussulti della Guerra fredda, dal collasso sovietico e dalla nascita dell’Unione europea (UE). Ciononostante, il ministro degli Esteri non volle uniformare la propria politica, essenzialmente impiantata sulla più rigorosa fedeltà all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), alle progressive trasformazioni dello scenario mondiale. Al contrario, si irrigidì in una sostanziale soggezione alle direttive di Washington, nell’intento precipuo di guadagnare al “piccolo” alleato olandese ampio prestigio nell’ambito della NATO.

Una linea di condotta che, pur rispondendo alle esigenze di sicurezza progressivamente e variamente avvertite sia nei Paesi Bassi, sia nel più ampio contesto occidentale, almeno fino al 1989, portò il giurista cristianodemocratico a scontrarsi in diverse occasioni con i leader dell’Aia, in primo luogo con Ruud Lubbers, nonché a perdere progressivamente popolarità. Non che tali frizioni inducessero v.d.B. a una maggiore flessibilità di orientamenti. Al contrario, a partire dal novembre 1989, seppur di fronte alla fine del bipolarismo e in opposizione ai progetti per la creazione di una politica estera e di difesa prettamente comunitaria, prese a sostenere con rafforzato vigore la necessità della presenza americana in Europa, la quale, nella sua ottica, rappresentava l’unica effettiva garanzia per la sicurezza continentale.

Al là del pervicace atlantismo, v.d.B. seppe sovente dar prova di straordinaria lucidità politica ed efficacia realizzativa. Non solo, infatti, svolse un ruolo di primo piano nell’ambito del conflitto iugoslavo, allorché promosse e patrocinò la cosiddetta dichiarazione di Brioni, la quale poneva fine alle ostilità in Slovenia, riconoscendo ufficialmente l’indipendenza del paese; ma soprattutto offrì un contributo decisivo sia nelle discussioni sull’unione politica europea, sia durante la conferenza al Vertice di Maastricht (v. Vertici), nel dicembre del 1991, partecipando attivamente, insieme al premier Lubbers, alla stesura del Trattato di Maastricht, istitutivo dell’Unione europea.

Proprio in virtù di tali apporti, nonché delle indiscusse competenze tecniche e politiche, il 6 gennaio 1993 il ministro olandese veniva nominato commissario europeo nel discusso collegio brussellese presieduto da Jacques Santer. Ottenuto il portafoglio della politica estera e dell’Allargamento, v.d.B. si impegnò concretamente nel promuovere e nel coordinare l’ampliamento dei confini dell’Unione, sia presentando strategie e programmi dettagliati di sostegno economico e finanziario per agevolare il processo di convergenza politico-economica dei candidati dell’Europa centro orientale, tra i quali il Technical assistance for the commonwealth of independent States (TACIS), nel luglio del 1996, sia partecipando in prima persona ai negoziati per l’adesione, sia favorendo l’apertura alla Turchia.

Per quanto contraddistinta da prestazioni di altissimo livello sotto il profilo dell’iniziativa e dell’azione, l’esperienza comunitaria di v.d.B. si concluse, ex abrupto, nel marzo del 1999 – di fatto il 15 settembre dello stesso anno –, quando il funzionario dei Paesi Bassi fu costretto a rassegnare le dimissioni dall’incarico, assieme agli altri colleghi europei, a seguito delle accuse di frode e corruzione che avevano investito la Commissione europea presieduta da Santer.

Ritiratosi definitivamente dalla scena politica europea e nazionale, dal marzo del 2000 v.d.B. è presidente dell’Istituto olandese per le relazioni internazionali (Clingendael) e, dal maggio dello stesso anno, direttore dell’emittente “Radio Nederland Wereldomroep”. Il 25 febbraio del 2005, all’Aia, a consacrazione e riconoscimento della lunga e feconda esperienza al servizio delle istituzioni olandesi ed europee, il tenace e discusso politico olandese ha ottenuto la nomina a ministro di Stato, un titolo onorifico conferito a personalità distintesi nella politica.

Giulia Vassallo (2007)

Bibliografia

Rusman P., De laatste Koude-Oorlogsstrijder. Hans van den Broek (1982-1993), in D. Hellema et al. (a cura di), De Nederlandse ministers van Buitenlandse Zaken in de twintigste eeuw, Sdu Uitgevers, Den Haag 1999.