Vike-Freiberga, Vaira
V.-F. (Riga 1937) frequentò la scuola elementare lettone del campo profughi a Lubecca fino al 1949, quando la famiglia si trasferì in Marocco, a Casablanca. Nella città marocchina studiò al College de Jeunes Filles de Mers-Sultan fino a quando, nel 1954, la famiglia si trasferì in Canada. Nel 1958 si laureò in lettere all’Università di Toronto (Victoria College) e quindi si specializzò in psicologia nel 1960 sempre all’Università di Toronto. Terminò il corso di studi universitari presso l’Università McGill a Montreal, in Quebec, ove nel 1965 le fu assegnato un dottorato di ricerca in Psicologia sperimentale.
Terminato il dottorato, V.-F. entrò all’Università di Montreal, dove insegnò per 33 anni e condusse ricerche nell’ambito della psicologia sperimentale e della psicolinguistica. Oltre alle sue attività accademiche, è stata anche presidente della Federazione di scienze sociali del Canada, della Società reale del Canada, dell’Associazione canadese di psicologia, dell’Associazione americana per l’Avanzamento degli studi baltici e vicepresidente del Consiglio delle scienze del Canada. Nel 1998 ha abbandonato il mondo accademico.
Come molti altri emigrati baltici nell’America del Nord, V.-F. ha mantenuto un forte legame con la sua prima patria, adoperandosi affinché i governi occidentali non riconoscessero la legittimità dell’annessione dei tre Stati baltici da parte di Stalin nel 1940 e cercando inoltre di preservare la lingua e la cultura lettone in esilio. Negli anni Sessanta incoraggiò giovani emigrati a raccogliere migliaia di poemi e ballate lettoni e li catalogò in un database. Organizzò numerose conferenze e seminari sulla cultura lettone e fu direttore e presidente del consiglio di amministrazione di Divreizdivi, un centro dedicato al patrimonio culturale lettone.
Nel 1998, dopo essersi ritirata dall’attività accademica ed essere stata nominata professore emerito dall’Università di Montreal, V.-F. ritornò in Lettonia dove le fu affidata dal primo ministro Guntars Krasts la direzione dell’Istituto lettone. Malgrado non si fosse mai occupata di politica in precedenza (o forse proprio per questo), il nome di V.-F. comparve nella lista dei candidati per le elezioni presidenziali del 1999. Dopo 5 turni di votazioni, V.-F. vinse a sorpresa, ottenendo 53 voti su 100 e superando il ministro degli Affari esteri ed ex primo ministro Valdis Birkavs. L’8 luglio 1999 iniziò il suo mandato quadriennale, e V.-F. divenne la prima donna presidente di uno Stato dell’Europa dell’Est o di una ex Repubblica sovietica.
In un primo momento si diffuse la preoccupazione che, essendo una candidata di compromesso, V.-F. potesse non essere all’altezza dell’incarico. Il fatto che non parlasse russo, lingua madre di un terzo della popolazione lettone, era considerato uno svantaggio, così come la mancanza di esperienza nella politica lettone e i suoi stretti rapporti con il settore petrolifero, agrario e finanziario. A ogni modo, giacché priva di un retroterra culturale politico, V.-F. non aveva legami con l’élite politica lettone, ritenuta corrotta e opportunista da gran parte della popolazione lettone e di quella russa e anche dagli ambienti esteri. Questa fu una delle ragioni per cui la Lettonia non riuscì ad attrarre tanti investimenti esteri quanto l’Estonia. V.-F. iniziò rapidamente a imparare il russo, cercando di diventare un esempio per la comunità russa nella repubblica. Infatti, conquistò il consenso della comunità russa in Lettonia e della Russia stessa, allorché, in uno dei suoi primi atti in qualità di presidente, pose il veto sulla nuova legge sulla lingua, che stabiliva che tutte le transazioni commerciali private fossero redatte in lettone, ritenendola eccessivamente restrittiva.
La legge, successivamente rivista, ottenne l’approvazione dell’Alto commissario per le minoranze nazionali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e quella della Saeima il 9 dicembre. Appena due giorni dopo, le politiche di integrazione portate avanti dai presidenti Ulmanis e V.-F. diedero i loro frutti e la Lettonia fu ammessa al Consiglio d’Europa. Pur cercando di raggiungere gli standard occidentali in materia di diritti minoritari per la popolazione di lingua russa, V.-F. non ebbe remore a difendere gli interessi dei propri concittadini nei confronti della Russia, chiedendo ad esempio risarcimenti al Cremlino per le vittime lettoni del regime sovietico. Fu rieletta presidente per un secondo quadriennio nel giugno del 2003. Si candidò senza avversari, ottenendo 88 dei 100 voti dei deputati della Saeima.
Richard Mole (2006)