Vranitzky, Franz
V. (Vienna 1937), orientatosi verso gli studi economico-finanziari, completò i suoi studi nel 1969. Fin dalla gioventù si era avvicinato al socialismo, iscrivendosi nel 1962 alla Sozialdemokratische Partei Österreichs (SPÖ). Nel 1970 divenne consigliere di Hannes Androsch, ministro delle finanze nel governo guidato da Bruno Kreisky. In seguito ricoprì diverse cariche in istituzioni finanziarie private: nel 1976 entrò nel consiglio di amministrazione del Creditanstalt-Bankverein AG e dal 1981 al 1984 fu a capo del direttivo della Österreichischen Länderbank AG. La grande esperienza acquisita nel settore bancario, dove grande fama gli derivò dall’aver saputo portare a compimento importanti piani di risanamento, gli valse l’ingresso nel governo nel 1984, quando il cancelliere socialista Fred Sinowatz lo chiamò a guidare il dicastero delle finanze.
Nel 1986 l’elezione alla presidenza della Repubblica di Kurt Waldheim scatenò una serie di eventi imprevisti per l’Austria e per lo stesso V. Il primo furono le dimissioni di Sinowatz, che individuò proprio nel ministro delle finanze il suo successore. L’inizio dell’esperienza di governo fu particolarmente difficoltosa per V., il quale dovette fronteggiare la difficile situazione in cui l’Austria si era venuta a trovare con lo scoppio dell’affaire Waldheim: le rivelazioni circa i torbidi trascorsi del Presidente della Repubblica, accusato di aver partecipato alla perpetrazione di crimini di guerra durante la Seconda guerra mondiale, aveva gettato un’ombra sull’intero paese, che si venne a trovare in una condizione di pesante isolamento internazionale. V. intervenne innanzitutto su quei governi che avevano assunto una posizione ostile nei confronti dell’Austria, agendo in particolare sull’amministrazione statunitense. L’aspirazione a riguadagnare i rapporti con Israele, che aveva ritirato il suo ambasciatore in seguito all’elezione di Waldheim, lo portò poi a pronunciarsi sulle responsabilità dell’Austria nei grandi crimini perpetrati dalla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale: in un famoso discorso dell’8 giugno 1991 V., lungi dal riproporre la logorata immagine dell’Austria vittima inerme della Germania hitleriana – quello che la storiografia ha ribattezzato l’Opfermythos – affermò chiaramente la corresponsabilità dal popolo austriaco in quegli avvenimenti.
Sul versante interno V. contribuì in maniera significativa al mutamento degli equilibri di governo del paese. La svolta si ebbe il 13 settembre 1986, quando il moderato Norbert Steger fu spodestato dal nazionalista Jörg Haider alla guida della Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ), il partito che insieme alla SPÖ governava il paese dal 1983. La totale chiusura di V. rispetto al nuovo corso dei liberali portò, il 14 settembre, alle dimissioni del governo e alle elezioni anticipate. Nonostante l’avanzata della formazione di Haider, V. sostituì la coalizione liberalsocialista con un governo di intesa con l’Österreichische Volkspartei (ÖVP), dando vita a una nuova formula di governo che avrebbe retto per oltre un decennio.
Il nome di V. è strettamente legato al processo di integrazione europea (v. Integrazione, teorie della; Integrazione, metodo della). Sebbene dalle elezioni del 1994 i socialisti fossero usciti fortemente ridimensionati, V. riuscì a costituire un nuovo esecutivo di coalizione che riuscì a portare a termine i negoziati di adesione dell’Austria nell’Unione europea (UE). Il referendum popolare del 12 giugno 1994, nel quale il 66,6% degli austriaci votò a favore, sancì l’ingresso del paese nella UE, che sarebbe poi formalmente avvenuto il 1° gennaio 1995. L’europeismo di V. lo portò a impegnarsi, supportato dal ministro degli esteri, il popolare Alois Mock, nella ripresa dei contatti con i paesi dell’Europa orientale. Tale attività appare particolarmente significativa in quanto ha posto le premesse necessarie per il processo di allargamento della UE che ha avuto luogo nel decennio successivo. L’impegno europeo di V. ha ricevuto il giusto coronamento nel 1995 ad Aquisgrana con il conferimento del premio Carlo Magno.
Nel gennaio 1997 V. ha lasciato la guida del governo a Viktor Klima, che gli è subentrato anche nella presidenza del Partito socialista. Dopo aver abbandonato la politica attiva V. ha ricoperto diversi incarichi di prestigio: nominato nell’ottobre 1997 responsabile dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per l’Albania, è successivamente tornato a occuparsi di attività economico-finanziarie, pur continuando a mantenere una posizione di primo piano all’interno della SPÖ.
Federico Niglia (2010)